Nubi si addensano sul governo Conte e oramai da più parti si torna a parlare di elezioni anticipate. Dopo il tira e molla delle scorse ore fra i cinquestelle e il ministro Bellanova che ha minacciato l’uscita dal governo se non si regolarizzeranno centinaia di migliaia di immigrati, adesso è il turno del leader del Pd Nicola Zingaretti.
Il segretario Dem, intervistato da Sky tg24 non ha chiuso alla possibilità di un voto anticipato, nel caso in cui il governo dovesse continuare a non dialogare con le opposizioni. Che in pratica è una frase che non vuol dire niente, specie in questo periodo in cui Giuseppe Conte ha dato ampia dimostrazione di andare per conto proprio, non ascoltando non soltanto le opposizioni, ma nemmeno le forze politiche della sua stessa maggioranza. Il che starebbe innescando nervosismo fra gli alleati di governo, Pd in testa.
“Il governo deve dialogare con le opposizioni. Se questo governo non ce la fa vedo difficile che si possa riproporre una maggioranza diversa” ha detto il segretario del Pd Nicola Zingaretti a Sky Tg24.
Della serie, prima era stato Renzi, con i suoi attacchi diretti alla persona di Conte. Poi i distinguo all’interno del mondo grillino, dove la componente che fa capo ad Alessandro Di Battista non fa mistero di non volere restare un minuto di più in un governo con Pd e “Italia viva” e adesso è lo stesso Partito Democratico per bocca del suo massimo vertice a non chiudere la porta alle elezioni anticipate, magari dopo l’estate.
Sullo sfondo la paura, anzi il terrore, di tre quarti di parlamentari cinquestelle di perdere la poltrona – visto che, dati gli attuali numeri, con molta probabilità gran parte di loro non sarebbe rieletta – e l’inquietudine del presidente del Consiglio Conte che, pur avendo accresciuto la propria popolarità grazie al suo “one man show” che per i due mesi dell’emergenza coronavirus ha tenuto banco in tv e sui social, sente scricchiolare la propria maggioranza.
In soccorso ad un eventuale “Conte ter” potrebbero arrivare il Capo dello Stato e le truppe cammellate di Berlusconi, che hanno già ampiamente dato dimostrazione di temere il voto come fosse la peste del secolo.