E’ uno tsunami che non risparmia niente e nessuno quello che si prospetta sul piano economico e sociale anche a Taormina in vista dei prossimi mesi.
La speranza è che il coronavirus possa diventare nei prossimi mesi un brutto ricordo e che l’incubo possa lasciare spazio ad una ripresa del movimento economico, nel turismo e nel commercio e per tutte le imprese del luogo che a vario titolo operano sul territorio e ora temono il tracollo.
Ma la realtà sembra portare in un’altra direzione e nella prospettiva di uno scenario di grande sofferenza, che lascia pochi spazi all’ottimismo. Non a caso, c’è chi parla di una situazione da vero e proprio dopo-guerra.
Stando ad una stima fatta dal sindaco Mario Bolognari, anche sulla base dei dati sulle presenze turistiche, a Taormina da qui al 31 dicembre 2020 nel fatturato alberghiero potrebbero venire a mancare oltre 80 milioni di euro.
Il settore alberghiero conta in città più di 100 strutture ricettive (di cui 11 a cinque stelle) per oltre 7 mila posti letto. Si va qui verso un effetto domino che determinerebbe un duro colpo alle aziende dell’industria dell’ospitalità ma a a cascata anche per il commercio e per il Comune stesso. Senza l’85% dei flussi turistici annuali, cioè quelli stranieri, il Comune rischia di non incassare più nemmeno le briciole di quei 3 milioni e 400 mila euro che erano stati introitati da Palazzo dei Giurati nel 2019 sull’imposta di soggiorno.
I commercianti non avranno ristoro nemmeno dalla presenza in città dei turisti delle crociere, visto che anche questo settore al momento è paralizzato dall’emergenza sanitaria e il 2020 potrebbero virtualmente già essere finito.
Si prospetta un’annata molto difficile anche per il settore extra-alberghiero, un comparto emergente che a Taormina è diventato un punto di riferimento e una fonte di reddito per tante persone. Nella Perla dello Ionio si contano oltre 200 attività di B&b, Case Vacanza e Affittacamere che al momento si trovano nel limbo. Il Governo ha imposto sin qui la chiusura di questo comparto per via dell’emergenza sanitaria ma gli operatori non sanno quando e come potranno ripartire, a quali obblighi e restrizioni saranno vincolati. Anche in questo caso si ipotizza un calo del fatturato di diversi milioni di euro.
Senza contare che in questo ambito, da diversi anni a questa parte, si sono spesso registrate aspre polemiche per la presenza di ulteriori e numerose attività che opererebbero in una condizione di “sommerso”, senza essere in regola con i pagamenti in particolare per l’imposta di soggiorno. C’è tanta preoccupazione nell’extra-alberghiero, dove, tra l’altro, hanno investito i loro risparmi molti giovani che hanno trovato così una prospettiva occupazionale e che hanno rilevato o preso in locazione immobili per i quali si sono assunti impegni economici o acceso dei mutui che rischiano di non poter onorare.