Si intitola “Un’estate come se“, il romanzo conversazione di Rubina Mendola – autrice palermitana che vive a Lucca – in uscita nelle librerie a metà giugno (Edizioni Smasher).
L’anonimo protagonista del volume decide di scrivere un romanzo che in realtà è il pretesto per presentare un bilancio della cultura italiana.
La sua frequentazione dell’industria culturale – si legge nella nota stampa – intesa come luoghi, spazi e persone reali e virtuali, lo ha trasformato ben presto in un compilatore seriale di taccuini in cui vengono registrati i suoi incontri fisici e virtuali.
Quando il suo viaggio di ricognizione e mappatura termina, questo personaggio si ritrova di fronte a un corollario variopinto di tic mondani e culturali che fotografano i vizi, le virtù e i peccati dell’età contemporanea.
Il suo, però, non è un viaggio in solitudine: ha una famiglia spirituale che lo conforta e con la quale si confronta composta da scrittori e pensatori da una parte e opere letterarie dall’altra.
Si tratta di un appoggio che solleticherà le sue riflessioni durante la stesura del testo, nella cornice di una vacanza estiva indimenticabile.
Il suo viaggio non sarà privo di ostacoli: gli sarà infatti impossibile contenere tutta la complessità in una sola forma narrativa, che riduca e semplifichi l’eterogeneità dei materiali che nel tempo il nostro ha conservato con meticolosa precisione classificatoria.
Ed è in questo preciso istante che la sua opera abbandonerà l’idea di incastonare il testo in una tradizionale forma letteraria, per assumere quello di un genere letterario ibrido, una sorta di romanzo-saggio in cui una trama volutamente esile sarà in realtà il grande lancio per comporre finalmente quel mosaico delle patologie socio-culturali di cui le arti sembrano soffrire.
Da queste acuzie non sono esenti la scrittura, il linguaggio, la comunicazione e i diversi pubblici.
Si tratta di un caleidoscopio di vezzi e tic linguistici e ideologici della nostra contemporaneità che giocano con l’uso della lingua attraverso conversazioni e resoconti, trascrizioni di post tratti dai social e riflessioni personali.
La storia procede in un’agorà rumorosa, affollata da un numero sempre più crescente di personaggi-tipo che si dimenano tra visite, incontri, festeggiamenti, gite, ricevimenti, vernissage, atelier d’artista, colazioni, pranzi.
“Un’estate come se” (che si avvale della prefazione di Alfio Squillaci e la post fazione di Alessandro Lolli) è un romanzo in divenire, un gioco di scatole cinesi che orienta e allo stesso tempo disorienta la lettura, tanto che alla fine “si ha la sensazione che il protagonista – affabile quando irriverente linguista – sia riuscito a soggiogare il lettore, ma forse senza averlo vinto del tutto“.