Se a molti ha fatto piacere svegliarsi e trovare un murales di Tvboy, nome d’arte dell’artista palermitano Salvatore Benintende, che rappresenta il giudice Giovanni Falcone con una bomboletta in mano e la scritta “È tempo di andare avanti!“, ad altri ha fatto storcere il naso.
L’opera di Tvboy infatti è stata realizzata sul prospetto vincolato della chiesa di Santa Maria dei Miracoli, sita a piazza Marina angolo via Lungarini.
A tal proposito, in data odierna, è stato depositato un esposto alla Procura indirizzato al sindaco Leoluca Orlando, al Nucleo Tutela Patrimonio Artistico di Porta Felice, alla sovrintendente BB.CC.AA Lina Bellanca e al dirigente BB.CC.AA responsabile della Unità Operativa 6 Salvatore Conigliaro per “Deturpamento e imbrattamento di cose altrui” (art. 639 comma 2 Codice Penale) per verificare i titoli autorizzativi e richiedere il ripristino dell’edificio.
L’esposto è stati sottoscritto da: Associazioni Pro Loco Nostra Donna del Rotolo, Associazione Comitati Civici, Circolo “L’istrice” e dal Comitato per il centro storico.
Da una successiva ricognizione sul luogo l’opera – si legge nell’esposto – risulta realizzata in tecnica mista, con la figura del giudice rappresentata su un poster cartaceo applicato all’intonaco tramite l’impiego di uno strato di colla; mentre la scritta in spray rosso è realizzata direttamente sull’intonaco del prospetto.
I firmatari dell’esposto hanno sottolineato, in particolari, alle autorità competenti alcuni punti, tra questi il fatto che il complesso monumentale religioso risulta vincolato ‘ope legis’, in quanto immobile di proprietà pubblica la cui esecuzione risale a oltre settanta anni, secondo le disposizioni di tutela del Codice dei beni culturali e del paesaggio (art. 10 del D. lgs. 42/2004).
La proprietà dell’immobile dopo un’ennesima azione di deturpamento nel 2017 aveva provveduto ad un ripristino del prospetto con un intervento di natura onerosa.
La tamponatura esterna su cui è stato realizzato il murales, inoltre, in intonaco e conci di arenaria (non in cartongesso come qualcuno aveva ipotizzato) è ventennale e il ripristino dello ‘status quo ante’ è senza dubbio di natura onerosa.
La violazione registrata, infine, è relativa non solo al vincolo specifico architettonico ma anche a quello paesaggistico (art. 136 del D. lgs. 42/2004) in quanto la piazzetta antistante è vincolata con i palazzi che prospettano su di essa: palazzo Mirto, palazzo Sammartino e palazzo Rostagno (sede dell’Avvocatura comunale).
Giovanni Purpura, portavoce delle Associazioni, ha dichiarato che: “Il moltiplicarsi di simili azioni illegali in una perversa gara al rialzo nei confronti di edifici monumentali e storici, sempre più importanti e simbolici, costituisce un modello rischioso per quella parte della collettività disagiata che spesso ha difficoltà a riconoscere una corretta prassi d’azione finendo per sfociare in ulteriori atteggiamenti illegali emulativi“.
Nella fattispecie Purpura fa riferimento al recente intervento artistico abusivo a danno del prospetto vincolato della chiesa di S. Maria del Crocifisso all’Albergheria con la rappresentazione di S. Benedetto il Moro.
“Occorre pertanto – continua Purpura – distinguere i differenti supporti edilizi: intervenire su un edificio storico vincolato porta ad un evidente danno con una sovrapposizione rispetto ad un’opera artistica precedente, tutelata dallo Stato e appartenente alla collettività. Su un supporto di edilizia popolare con meno di 70 anni d’età, l’intervento soprattutto se di qualità, può contribuire ad una riqualificazione. Si può pretendere il rispetto dell’opera, in nome del diritto all’espressione o alla qualità di essa, solo quando non ci si confronta con un bene vincolato appartenente alla collettività“.