Le vittime del depistaggio Scarantino si oppongono alla richiesta di archiviazione dei pm di Messina sul presunto depistaggio dei magistrati nel processo Borsellino.
L’opposizione è stata presentata all’ufficio del gip peloritano dagli avvocati Rosalba Di Gregorio e Gaetano Scozzola, difensori delle parti civili riconosciute nell’indagine sugli ex pm di Caltanissetta, Anna Maria Palma e Carmelo Petralia, accusati di calunnia aggravata, in concorso tra loro.
Fondamentale per il processo è stato il ritrovamento di 19 bobine di registrazioni telefoniche. Palma e Petralia, all’epoca, erano i titolari dell’indagine sulla Strage di via d’Amelio, in cui fu ucciso il magistrato Paolo Borsellino e gli agenti della scorta . I due colloquiavano con Vincenzo Scarantino. Quest’ultimo aveva più volte le sue dichiarazioni.
“La procura di Messina ha ‘letto’ gli atti assunti e acquisiti rifuggendo da una analisi di insieme e privilegiando la parcellizzazione, l’atomizzazione degli atti medesimo“, si legge nella memoria depositata dall’avvocato Di Gregorio, per conto di Giuseppe La Mattina, Gaetano Murana e Cosimo Vernengo, tre dei sette che furono arrestati sulla base delle dichiarazioni di Scarantino.
I legali del boss Gaetano Scotto chiedono al gip di Messina “un’ordinanza per la formulazione di imputazione” nei confronti dei due magistrati indagati, ma in alternativa si chiede che la Procura di Maurizio De Lucia “prosegua le indagini”. A partire da un “confronto tra Luigi Ligotti (storico avvocato ndr) e i pubblici ministeri oggi indagati, nonchè il dottor Nino Di Matteo, sull’incontro e il confronto con Marino Mannoia e sulle circostanze riferite in ordine al giudizio, palesato, su Scarantino”, scrive ancora l’avvocato Di Gregorio.
Inoltre la legale ha chiesto un confronto: “l’esame di Giovanni Guerrera e Pietro Giovanni Guttadauro sui ‘colloqui investigativi” del luglio 94 a Pianosa, oltre “all’acquisizione attività di indagini depositate a Caltanissetta sulle intercettazioni”, “l’attività d’indagine su Vincenzo Pipino” e il confronto tra “l’avvocato Santi Foresta (ex legale di Scarantino) e i magistrati Petralia, Palma e (Francesco Paolo) Giordano”.