“O si modificano subito le cifre destinate ai comuni per il ristoro delle minori entrate di quest’anno o non si potrà fare altro che dichiarare il dissesto e anche per noi sarà così“. ù
Il messaggio all’indirizzo del Governo Conte è stato rivolto dal sindaco di Taormina Mario Bolognari, che ha chiesto all’Esecutivo nazionale di rivedere d’urgenza la previsioni degli stanziamenti inseriti nel Decreto Rilancio per quanto riguarda la Città di Taormina. Il primo cittadino non fa mistero dello scenario che incombe sul Comune: il rischio è quello del default.
“Siamo di fronte ad un calo delle presenze turistiche che è spaventoso e di conseguenza lo è anche delle entrate per il Comune – ha evidenziato Bolognari -, a fronte del quale le misure previste dallo Stato per il ristoro parziale delle somme non sono sufficienti e non ci soddisfano in alcun modo. Non è pensabile che ci vengano dati 500 mila euro per la tassa di soggiorno, su un introito del 2019 che è stato di oltre 3 milioni di euro, che evidentemente quest’anno non ci saranno e che lo Stato ci riconosca praticamente meno del 20% di una somma che per la quasi totalità verrà a mancare nel bilancio del comune. Se cosi dovessero andare le cose, se cioè non verrà modificata questa previsione, il Comune di Taormina non potrebbe chiudere il bilancio di previsione 2020 e dovrebbe dichiarare il dissesto. Senza contare che le cifre sono insufficienti anche su altri fronti come l’Imu alberghiere, la tassa per l’occupazione del suolo pubblico e i parcheggi. Le cifre vanno cambiate adesso e rese idonee subito: spostare in avanti i tempi eventualmente per l’approvazione dei bilanci non cambia niente. Il Comune di Taormina ha posto il problema all’Anci e anche presso la Regione Siciliana ed il Parlamento, e ora aspettiamo una risposta”. In questo sfortunato 2020 Taormina teme un crollo eloquente sull’imposta di soggiorno e si rischia di passare dall’introito di 3 milioni e 400 mila euro del 2019 a un’assai più modesta somma ipotizzata stavolta in 700 mila euro: ecco perché poi a ben poco servono i 500 mila euro previsti dallo Stato come “ristoro” per l’incasso perso.
Ad oggi, per il ristoro delle minori entrate derivanti dalle esenzioni dall’Imu per il settore turistico Taormina ottiene solo 425.592,91 euro; e sull’esonero dal pagamento della tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche (Tosap/Cosap), con riferimento alle occupazioni dei pubblici esercizi vengono destinati alla Perla dello Ionio 153.092,39. E poi, come detto, ci sono i 500 mila euro per l’imposta di soggiorno. C’è un baratro, insomma, davanti al destino del Comune di Taormina se non si riuscirà a rimpinguare il quantum destinato dal Governo alla cittadina ionica, che già prima della crisi Covid era alle prese con ingenti cifre non riscosse e su un gettito complessivo di 30 milioni di tributi annui, ne riusciva in pratica ad introitare 18 milioni mentre altri 12 sono rimasti nelle “tasche dei contribuenti”.