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Duro colpo alla famiglia mafiosa di Palermo Borgo Vecchio: con l’operazione “Resilienza” i carabinieri del Comando provinciale hanno fermato 20 persone, ritenute a vario titolo responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, associazione per delinquere finalizzata ai furti e alla ricettazione, tentato omicidio aggravato, danneggiamento seguito da incendio, estorsioni consumate e tentate aggravate, danneggiamento aggravato, furto aggravato, ricettazione.
L’indagine, coordinata da un gruppo di sostituti diretti dal Procuratore aggiunto Salvatore De Luca, costituisce “un’ulteriore fase di un’articolata manovra condotta dal Nucleo Investigativo di Palermo sul mandamento mafioso di Palermo Porta Nuova e, in particolare, sulla famiglia mafiosa di Borgo Vecchio”, che ha consentito “di comprovare la perdurante operativita’ di quell’articolazione di cosa nostra, dopo l’ultima operazione del novembre 2017”.
Il cantante neomelodico amico dei boss
Era solito aprire i suoi concerti dedicandoli “a chi purtroppo sta al 41-bis”, parole che, nel tempo, gli sono costate roventi polemiche. Il suo affetto verso i boss lo aveva ripetuto anche durante un’intervista tv nel 2019 e oggi il suo nome spunta nell’indagine dei carabinieri che ha portato al fermo di 20 tra capimafia e gregari della cosca palermitana del Borgo Vecchio. Niko Pandetta, celebre neomelodico palermitano, era amico del boss Jari Ingarao, che incontrava nonostante fosse ai domiciliari. Ingarao, oggi finito in cella, aveva incaricato alcuni uomini d’onore di invitare i commercianti del rione a sponsorizzarne un concerto. Parte dei ricavi dovevano andare nelle casse del clan. Ma l’esibizione non si tenne perche’ dopo le parole dette in tv al cantante fu vietato di esibirsi. “Gli ho detto io a lui: fatti un tatuaggio e ti scrivi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e si risolvono i problemi”, consigliava a Pandetta uno dei mafiosi intercettati. Una ricetta che gli avrebbe consentito di superare le difficolta’ legate alle sue discusse esternazioni sulla mafia.
La mafia e la curva
Cosa nostra avrebbe tentato di evitare gli scontri tra gruppi di ultras della squadra di calcio del Palermo. Emerge da un’inchiesta dei carabinieri, coordinata dalla Dda, che oggi ha portato a 20 fermi. “Le indagini – scrivono gli investigatori – hanno delineato un significativo quadro di rapporti fra le tifoserie calcistiche palermitane e Cosa nostra“.
“Non è emerso, però, – precisano – alcun coinvolgimento della società che gestisce la squadra“. I vertici della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, dunque, volevano controllare i contrasti fra gruppi ultras per evitare scontri all’interno dello stadio, dannosi per lo svolgimento delle gare.