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Festa dei Morti, Samonà: “Una nostra tradizione da vivere con gioia”

lunedì 2 Novembre 2020

Dietro la denominazione di “Festa dei Morti” si nasconde in Sicilia una vera e propria filosofia di vita che individua – come avviene anche in Messico (Día de muertos) – nel giorno dedicato alla memoria dei defunti il momento di passaggio di un testimone ideale tra generazioni, quel momento in cui si rende onore alla vita di chi ci ha preceduto e se ne rende eterna la memoria.

“Definire il due novembre “Festa dei Morti” in Sicilia non è un caso – è il pensiero dedicato dall’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà (Lega), questa mattina a tutti i siciliani con un post sulla sua pagina Facebook – se si pensa al significato spirituale per cui la morte è il passaggio dalla “fittizia” abitazione terrena a quella “vera”, la dimora celeste, che consente di transitare da una dimensione di pellegrinaggio tra le incertezze della vita, a un’esistenza eterna”.

“Il due di novembre – per noi siciliani – rappresenta quel ponte metaforico che, unendo cielo e terra, riconcilia l’umano con quell’Altrove abitato dai nostri cari scomparsi che, facendosi da assenza “presenza”, diventano “Numi tutelari”, custodi celesti delle nostre vite – aggiunge -. E’ nel bisogno di continuare a far vivere nei ricordi dei più piccoli i propri familiari che in Sicilia diventa centrale il rito dei regali lasciati dai papà, dalle mamme e dai parenti che non ci sono più; a questi vengono, infatti nascosti per la gioia, poi, di essere ritrovati l’indomani mattina. Altra bella tradizione è anche quella dei “pupi ri zuccaro” o “pupaccena“, dolciumi antropomorfi realizzati sotto forma di statuette cave fatte di zucchero indurito e dipinto che vengono modellate dai “gessara“, appositi artigiani che le realizzano anche decorandole, impupandole con lustrini di carta colorata, palline di zucchero argentate e nastrini di vari colori. Per non parlare, poi, degli “ossi di morto” o “crozzi ‘i mottu“, biscotti tipici croccanti preparati anche questi in occasione della festa dei defunti”.

“A questo proposito – prosegue Samonà – va evidenziata la forte simbologia legata a questi biscotti che, una volta mangiati consentono ai nostri morti di continuare a vivere dentro di noi. Attraverso questo rituale che associa l’idea della morte a qualcosa di gioioso “i ricordi che, in genere, si vogliono allontanare per non soffrire, ridiventano, nel modo più dolce e sentimentale, parte del vissuto di ognuno, anche se in modo “altro”. E il dolce riconcilia con la vita e celebra i nostri cari che ci accompagnano. C’è una bellissima e struggente canzone di Adriano Celentano che recita: “Dormi amore, non ti svegliare, non temere con altre mani ti accarezzero'”. Chi non c’è più in realtà è sempre accanto a noi e questo è il “sentire” che auguro a voi e a me in ogni giorno dell’anno””.

 

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