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Consorzio Etna Doc: ottime aspettative dalla vendemmia 2020

mercoledì 4 Novembre 2020

Si è conclusa da pochi giorni la vendemmia alle pendici dell’Etna e i primi riscontri dai viticoltori dei quattro versanti che ospitano i vigneti di uve Etna DOC sono tutti all’insegna dell’ottimismo.

Antonio Benanti

Siamo sicuramente molto soddisfatti e pensiamo di poter ottenere vini di grande livello dall’annata 2020” commenta Antonio Benanti, Presidente del Consorzio di Tutela Vini Etna DOC.  “Il territorio dell’Etna è eterogeneo per natura. Non mi riferisco solo all’effetto che le colate laviche, nel corso del tempo, hanno avuto nella creazione di tante straordinarie differenze e sfumature anche su terreni molto vicini tra loro.   Qui i vigneti, rigorosamente di varietà autoctone, si estendono ad altitudini variabili, dai 400 fino ad oltre 1000 metri, e su versanti differenti, con microclimi del tutto peculiari. Al netto di questa straordinaria varietà che ci contraddistingue, quest’anno abbiamo potuto riscontrare alcuni aspetti oggettivi, presenti un po’ ovunque, che ci fanno pensare ad un’annata in grado di regalare vini di notevole equilibrio ed eleganza. Aspetti che spesso caratterizzano i vini etnei, ma che quest’anno crediamo saranno particolarmente accentuati”.

La vendemmia etnea è iniziata nella seconda metà di settembre con la raccolta delle prime uve per le basi spumante e si è conclusa, tra le ultime in Italia, a fine ottobre con le due varietà a bacca rossa, il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccio. “Un primo aspetto da sottolineare è che, a parte singoli e circoscritti casi, non abbiamo registrato danni dovuti a grandine o gelate – continua Antonio Benanti – non è un fattore così scontato”.

La maturazione delle uve è stata generalmente regolare e, pur considerando le peculiarità di ogni varietà, le differenti altitudini e caratteristiche dei quattro versanti, sicuramente eccellente. “Mediamente le varietà a bacca bianca, a partire dal Carricante, sono maturate più tardivamente rispetto ad altri anni nei quattro versanti dell’Etna. Le uve a bacca rossa, invece, hanno avuto una maturazione più regolare e una data di vendemmia classica.   Siamo fiduciosi, è una vendemmia che ci consente di vinificare uve molto sane e dotate di tutte le caratteristiche necessarie, in tutti i versanti, per ottenere vini di grande equilibrio e finezza” conclude il presidente Benanti.

Maurizio Lunetta

Anche se è ancora troppo presto per poter fornire dati in tal senso, la vendemmia 2020 sembra essere soddisfacente anche dal punto di vista quantitativo.La raccolta si è appena conclusa e quindi è prematuro fornire delle stime sui volumi. La prima impressione è di un’ottima annata sotto tutti gli aspetti, e questa è una buona notizia considerando che sta per concludersi un anno davvero complicato a causa dell’emergenza sanitaria in corso causata dalla pandemia” afferma il Direttore del Consorzio, Maurizio Lunetta.

 

Scendendo nel dettaglio dei differenti versanti dell’Etna, non mancano le conferme circa la qualità della vendemmia appena conclusa, ma al tempo stesso la fotografia delle tante differenze presenti all’interno di una denominazione ricca di sfaccettature. “È certamente un’annata che ci sentiamo di definire eccellente commenta Margherita Platania, produttrice del versante Sud-Ovest, con vigneti posizionati a ben 1000 metri di altitudine. “La fase iniziale della stagione è stata leggermente anticipata, ma in generale abbiamo registrato un andamento della maturazione regolare. Le condizioni climatiche di questo versante, con più ore di irraggiamento solare e grandi escursioni termiche tra il giorno e la notte, ottima ventilazione e scarsità di piogge, ci hanno consentito di protrarre la data di inizio della vendemmia e ottenere così una lenta e perfetta maturazione dei grappoli, comprese bucce e vinaccioli. Siamo soddisfatti, le uve promettono grandi cose”.

Spostandoci a Sud-Est, zona che beneficia sia dell’influenza del mare che di una eccellente luminosità, si trovano le condizioni ideali per la coltivazione sia del Nerello Mascalese che del Carricante, il commento rimane positivo. “La maturazione delle uve è stata molto equilibrata, con le uve a bacca bianca in ritardo di circa una decina di giorni rispetto al solito, tanto che le abbiamo vendemmiate insieme a quelle a bacca rossa” spiega questa volta Fabio Costantino, produttore con vigneti posizionati tra i 500 e i 600 metri sul livello del mare. “Quest’anno la crescita della parte vegetativa sia in campo che sulla vite è stata decisamente abbondante: un segnale che evidenzia un grande benessere della pianta e che ha reso necessaria una cura ancora più attenta in vigna”.

Il versante Est, incastonato tra il vulcano e il mare con vigneti spesso molto ripidi, si caratterizza per la presenza preponderante del Carricante, che qui assume note di freschezza e incisività di particolare distintività.  “È stata un’annata che non facciamo fatica a giudicare come molto bella, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo – spiega Fabio Percolla –con vigne posizionate a 900 metri affacciate sul mare. Il tempo, quest’anno, è stato un ottimo compagno di viaggio: abbiamo portato in cantina uve sanissime che, volendo, sarebbero potute rimanere anche più tempo in pianta. La piovosità, tipicamente presente su questo versante, che si concentra soprattutto nel periodo di ottobre e novembre, quest’anno è stata meno presente e ci ha consentito di vendemmiare con maggior serenità”.

Sul versante Nord, infine, tradizionalmente riconosciuto come la zona principe per il Nerello Mascalese e dove, alle quote più alte, solitamente si vendemmiano gli ultimi vigneti della DOC, le parole d’ordine sono equilibrio, profondità e freschezza. “L’annata 2020 la possiamo considerare più che soddisfacente, con punte di eccellenza assoluta nei cru” commenta il produttore Marco De Grazia, dai suoi vigneti ubicati tra i 600 e i 1000 metri di altitudine. “L’annata è stata caratterizzata da una primavera fresca e piovosa seguita da un’estate con pochi picchi di caldo a metà agosto. Abbiamo registrato, di conseguenza, un notevole ritardo nell’invaiatura e nella maturazione in generale, sia del Carricante che del Nerello Mascalese. Infine, un ottobre sorprendentemente mite, accompagnato da una straordinaria ricchezza vegetativa, ci ha concesso una lenta e lunga maturazione e alla fine uve sanissime”.  

 

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