Sono dati inquietanti quelli che emergono dal Barometro Censis-Commercialisti sull’andamento della piccolo-media impresa italiana, colpita in pieno dalla crisi economica innescata dalla pandemia.
Secondo il rapporto infatti il 95% dei commercialisti italiani ha riscontrato nelle attività di piccola media-impresa un crollo dei fatturati che si assesta sul 50%, causato principalmente dal combinato disposto tra i costi di gestione e la mancanza di liquidità dovuta alle chiusure forzate.
Un danno importante che sempre secondo i commercialisti potrebbe avere conseguenze esiziali sul comparto economico. L’84% dei commercialisti infatti inquadra come concreto il rischio di fallimento soprattutto per le imprese con fatturato massimo di 350.000 euro. Una situazione che mette potenzialmente a repentaglio poco più del 10% delle imprese italiane.
In merito alla durata di questa spirale recessiva l’opinione diffusa del settore è che sia destinata a durare a lungo, soprattutto al centro-sud dove il 40,2% dei commercialisti è dell’idea che ci vorrà parecchio tempo per uscire dalla crisi. Anche da parte dei titolari d’impresa il senso di ansia è decisamente più alto di quello di fiducia.
In questo scenario di crisi drammatica la via principale che viene individuata per evitare il crollo del sistema economico della Pmi sta nella semplificazione della macchina burocratica con quel che ne deriverebbe in termini di erogazione degli aiuti. Secondo il rapporto una tempistica veloce di intervento potrebbe ammortizzare in modo sostanziale gli effetti negativi e portare, nel migliore degli scenari persino a dei benefici.