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Coronavirus, il grido di aiuto di ART-Associazione ristoratori trapanesi: “Dalle amministrazioni locali nessuna risposta alle nostre richieste”

giovedì 9 Aprile 2020

La crisi economica dettata dal coronavirus ha provocato danni all’economia trapanese, in particolare al settore della ristorazione, messo in ginocchio dalla chiusura forzata degli esercizi per contenere la diffusione del contagio da COVID-19.

Oggi i ristoratori lanciano un grido di auto: “ART-Associazione Ristoratori Trapanesi – si legge nella nota -, che oltre 90 attività presenti sul territorio, sta cercando di affrontare nel migliore dei modi la grave emergenza che sta colpendo il nostro Paese e soprattutto coloro i quali hanno dovuto, ob torto collo, chiudere temporaneamente le proprie attività. Pur tuttavia, i ristoratori trapanesi, nell’ottica della salvaguardia dei propri concittadini e dipendenti, hanno chiuso le proprie attività prima fosse imposto con decreto governativo”.

“Abbiamo avuto modo di riscontrare delle situazioni di malessere socio economico della categoria su tutto il territorio nazionale – prosegue la nota-, tant’è che abbiamo intrapreso un gemellaggio con l’Associazione ristoratori toscani per manifestare loro la nostra solidarietà con un video. Ci siamo attivati prontamente nei confronti delle amministrazioni locali, alle quali abbiamo svariate volte abbiamo chiesto degli interventi significativi ma ad oggi senza riscontro”.

“Temiamo il peggio per il nostro futuro, quello dei nostri collaboratori e dell’indotto che ruota attorno alla ristorazione trapanese – scrivono ancora i ristoratori del Trapanese – Infatti, il solo dato degli associati impiega oltre 800 unità, in un territorio privo di grandi realtà industriali, possiamo affermare che siamo la prima, sola ed unica industria, fonte di reddito per centinaia di famiglie. Inoltre abbiamo raccolto le paure dalle aziende dell’indotto alla ristorazione, per prima da quelle del settore ittico, le quali, senza le attività di ristorazione avrebbero un crollo del 75% sui fatturati. Anche l’agroalimentare ed il settore vitivinicolo hanno subito una drastica perdita a seguito della chiusura delle attività ristorative, in quanto quest’ultime risultano essere i maggiori acquirenti di cantine e produttori orto frutticoli locali”.

“Insomma – scrivono ancora i ristoratori di ART – lo scenario è decisamente tragico, oltre alla gravissima perdita occupazionale, rischiamo di vedere sparire decine, se non centinaia di piccole aziende che ruotano attorno al campo della ristorazione, con una perdita stimata in circa 2.400 posti di lavoro sul solo territorio trapanese. Con gli esercizi ormai chiusi da quasi un mese, i ristoratori trapanesi hanno dimostrato sempre e comunque di avere un grande cuore. Infatti hanno donato alla Croce Rossa Italiana, beni di prima necessità per i più piccoli, latte pannolini, omogeneizzati e tutto quanto occorra per il sostentamento di dei piccoli trapanesi”.

“Siamo sempre stati il luogo di aggregazione per i nostri concittadini, il luogo dove festeggiare momenti che ricorderemo e ricorderanno per tutta la vita – conclude la nota – vogliamo al più presto tornare a deliziare i palati dei nostri amici e sfornare, primi, secondi e momenti di felicità”.

A questo proposito, l’associazione di ristoratori chiede alcune misure da assumere per contenere il crollo dell’economia del loro settore alle amministrazioni locali: l’azzeramento dei tributi Tari e Tosap dal 10 marzo 2020 sino alla riapertura delle attività; la sospensione della tassa di occupazione del suolo pubblico “in quanto gli arredi che sono stati posti sul suolo del comune, attualmente non sono utilizzati e non producono alcun ricavo per gli esercenti e contemporaneamente non generano praticamente alcun costo per l’Ente. Tale richiesta scaturisce dal fatto che i predetti esercizi commerciali, essendo chiusi, attenendosi ai decreti governativi, non producono rifiuti e di conseguenza non fruiscono del servizio di gestione degli stessi”. In subordine, l’associazione chiede la riduzione al 10% dei tributi Tari e Tosap dal 10 marzo 2020 fino alla persistenza della chiusura obbligatoria.  Inoltre, successivamente alla riapertura delle attività di ristorazione, considerato che la ripresa sarà molto lunga ed economicamente faticosa e che si andrà incontro ad una stagione estiva irrimediabilmente compromessa, “si chiede una rideterminazione delle tariffe TARI, sia quota fissa che variabile, che allo stato attuale risultano spropositatamente elevate in relazione agli altri comuni della Sicilia. Si chiede, altresì, un ampliamento delle riduzioni sulle tariffe, sia quota fissa che variabile, consentendo alle attività ristorative il conferimento volontario presso i centri di raccolta ed estendendo agli stessi le agevolazioni già previste per l’utenza privata. Sospensione di tasse per tutti gli spazi estivi per questa stagione in modo da poter fare ripartire le aziende che hanno sempre dato lavoro in modo continuativo e che adesso vivono questa grave crisi. Conseguentemente – proseguono i ristoratori trapanesi – snellire le burocrazie egli oneri dei dehors esterni per crearevpiccoli spazi esterni in prossimità delle attività che possano animare la città in ogni sua zona e poter così da una parte sostituire gli spazi ricreativi estivi e dall’altra presidiare la città evitando l’incremento di microcriminalità in zona altrimenti desertificate durante le ore serali”.

“Non chiediamo ‘mero assistenzialismo’, ma solo la spinta motrice per rimettere in piedi un sistema che in Italia genera 86 miliardi di fatturato per 1,2 milioni posti di lavoro. Vi preghiamo di non ignorare le suindicate richieste – conclude l’appello dell’associazione alle amministrazioni locali –  e di fare tutto quanto in vostro potere per far sì che la nostra economia possa ripartire anche meglio di prima”.

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