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Storica sentenza del Tribunale di Palermo sui rider: riconosciuto il lavoro subordinato

lunedì 23 Novembre 2020

Per la prima volta viene riconosciuto da un Tribunale italiano il rapporto di lavoro subordinato, a tempo pieno e indeterminato di un rider. E’ accaduto a Palermo, dove in questo ultimo anno il movimento dei Rider, sostenuto da Nidil Cgil, è stato particolarmente attivo. Ed è proprio Nidil che raccoglie con successo l’esito di una vicenda giudiziaria partita all’inizio del 2020, quando un ciclofattorino di Glovo è stato di punto in bianco “disconnesso” dalla piattaforma  per cui consegnava cibo e bevande a domicilio.

Nidil ha sostenuto  Marco Tuttolomondo, rider di 49 anni, nella causa fatta contro l’azienda spagnola Glovo per contestare di fatto il suo licenziamento. Il giudice del lavoro Paola Marino, del Tribunale di Palermo, dopo la proposta di conciliazione fatta a fine ottobre, ha emesso la sentenza definitiva disponendo la reintegra di Tuttolomondo nel posto di lavoro con un contratto di lavoro subordinato a tempo pieno e indeterminato,  con uno stipendio orario, quindi non più a cottimo,  con inquadramento di sesto livello,  applicando  il contratto collettivo del Terziario, distribuzione e servizi. Il giudice ha anche disposto un  risarcimento del danno dal giorno della disconnessione al giorno della effettiva reintegra e la differenza retributiva tra quanto guadagnato dal rider con il contratto autonomo e quanto gli sarebbe spettato con un contratto di lavoro subordinato.

Una sentenza storica. E’ una vittoria molto importante nella strada del riconoscimento dei diritti e delle tutele per questi lavoratori che, in questa fase di epidemia, stanno tenendo in piedi un pezzo importante del nostro tessuto produttivo. Ci aspettiamo un cambio di rotta da parte delle piattaforme che si ostinano a ritenere questi lavoratori come autonomi – dichiarano il segretario generale Nidil Cgil  Palermo Andrea Gattuso e il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo –  E’ una vittoria di tutti e per tutti – aggiungono Gattuso e Ridulfo – in quanto nasce   dalla spinta dei lavoratori e da un rapporto intenso tra questi e il sindacato e va nella prospettiva di un ampliamento dei diritti per tutti i lavoratori. Questo riconoscimento potrebbe perfino  andare ben oltre il perimetro del lavoro dei rider, arginando la proliferazione degli ultimi anni di contratti di lavoro autonomo per mansioni che sono state sempre tipiche del lavoro subordinato”.
Il rider era attivo da tempo nel movimento per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori e tra i militanti di Nidil Cgil Palermo. Assieme al sindacato aveva partecipato a una trasmissione su una rete televisiva locale, denunciando la condizione di difficoltà vissute dai ciclofattorini delle piattaforme di delivery. Poco dopo la sua App è stata “bloccata” impedendogli di prestare la sua attività lavorativa. “Questa è la prima pronuncia del genere. Le richieste presentate nel  nostro ricorso, che porta la firma degli avvocati romani di Filcams, Nidil e Filt Carlo de Marchis,  Matilde Bidetti, Sergio Vacirca e dell’avvocato palermitano di Nidil Giorgia Lo Monaco, sono state accolte integralmente  – dichiara il team di avvocati che ha seguito il ricorso – E’ una sentenza che ci riempie di orgoglio. Parte da Palermo il primo riconoscimento giudiziario di una forma di lavoro che da sempre  riteniamo non possa essere svolta con un contratto di lavoro autonomo ma debba essere regolata come un vero e proprio rapporto di lavoro subordinato”.

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