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A Bar Sicilia, ospite della puntata numero 133, l’eurodeputato della Lega Francesca Donato, eletta nella circoscrizione Isole, con cui il direttore responsabile de ilSicilia.it Manlio Melluso e il direttore editoriale Maurizio Scaglione hanno sviscerato diversi argomenti, dall’uso del Recovery Fund per i territori dell’UE alle politiche economiche del governo nazionale; dal Ponte sullo Stretto di Messina fino allo stato di salute della Lega in Sicilia.
Si parte subito con quello che l’Europa, con le misure economiche per contrastare l’emergenza coronavirus e con le necessarie revisioni delle politiche economiche dell’UE su pareggio di bilancio e rigore. “L’Unione Europea ha messo in campo una serie di misure per far fronte a questo shock economico, oltre che sanitario. In primis – spiega Donato – ci sono state delle modifiche alle norme regolarmente vigenti dei trattati, precisamente la sospensione del Patto di stabilità, e quindi del vincolo di pareggio di bilancio, che ha consentito a tutti i governi europei di fare spesa in deficit per poter coprire le spese straordinarie dovute all’emergenza in corso. Questa norma del pareggio di bilancio noi della Lega l’abbiamo sempre criticata perché non consentiva di fare politiche espansive: adesso è sospesa. E resterà sospesa fino a tutto il 2021. Poi si è prevista una deroga alle regole sugli aiuti di Stato, che normalmente non prevedono che un governo possa finanziare le imprese del suo territorio per non alterare la libera concorrenza del mercato europeo“.
Una serie di provvedimenti i cui risultati, però, stentano a risultare tangibili: “La responsabilità è in altissima percentuale su governo italiano – afferma Donato – L’Italia ha già emesso titoli per 100 miliardi ma finora ne sono stati impegnati come spesa soltanto 30, abbiamo più di 70 miliardi in tesoreria non spesi. La domanda è: perché il ministero delle Finanze si indebita per 100 miliardi con i mercati e non spende questi soldi? Le ragioni ipotizzabili sono due, in primis si teme che un eccesso di spesa si potrà riverberare quando l’Unione Europea chiederà di rientrare dal Patto di Stabilità. In secondo luogo c’è una incapacità di spendere. Negli altri Paesi sono stati fatti i bonifici. Non cassa integrazione, non bonus o contro bonus“.
Anche su potenziali rischi di aggressione degli asset principali del Paese Donato ha idee chiare: “Il pericolo è immediato perché noi già vediamo una marea di imprese piccole, ma anche imprese grandi, che cominciano a traballare e a fallire. Cosa accade quando i nostri asset migliori hanno grosse difficoltà economiche? Che arriva qualcuno dall’estero a comprarseli. Ci scippano i più importanti asset, come per esempio i porti o come le imprese della comunicazione, o ancora le imprese della moda, che sono già tutte passate in mani estere. Questa è una spoliazione della ricchezza del Paese. Ciò porta a una colonizzazione delle multinazionali estere che è già in atto“.
A tinte fosche il quadro dipinto sull’utilizzo del Recovery fund in Sicilia in chiave di potenziamento infrastrutturale del Paese, in particolare per ciò che concerne la possibilità di utilizzare la quota destinata all’Italia per la realizzazione di infrastrutture come il Ponte sullo Stretto. “Mi dispiace fare l’uccello del malaugurio – afferma Donato – ma dico semplicemente quello che è lo stato delle cose. Il Recovery Fund è ancora una cosa non certa perché sì basa su un bilancio che non è ancora stato approvato e sul quale Ungheria è Polonia hanno posto un veto. Non si sa se e a quali condizioni partirà. Inoltre la quantificazione dei soldi che arriveranno non è certa, è teorica: prima di parlare di 20 miliardi o altro ci starei attenta“. Quindi la digressione sulla destinazione dei fondi: “L’erogazione è condizionata dalla predisposizione del piano strategico da parte del governo italiano che ancora non è stato presentato. Ci sono delle linee-guida molto precise, molto stringenti, da soddisfare. La stragrande maggioranza dei finanziamenti verranno dedicati a conversione Green, riduzione delle emissioni di gas serra e per tutto ciò che è digitale. Per le infrastrutture non ci sarà molto se non per quelle dedicate ala conversione Green“.
E il Ponte sullo Stretto? “E’ stato totalmente escluso dal piano strategico dal governo nazionale. E anche stata messa in liquidazione definitiva la società Stretto di Messina, mettendo in questo modo la parola fine a qualsiasi ipotesi di progetto. La volontà di fare il ponte da parte di questo governo Nazionale non c’è“.
Altro argomento caldo è lo stato di salute della Lega in Sicilia dopo il risultato non certo entusiasmante delle ultime amministrative nell’Isola: “La lega è un partito nuovo sul territorio siciliano e quindi ha bisogno di strutturarsi – ha detto Donato – Il segretario Stefano Candiani ha messo su una struttura molto articolata che prima non esisteva. Alle amministrative il ruolo della Lega nell’ambito del centrodestra non è stato adeguatamente valorizzato, questo non ha funzionato in Sicilia. Sicuramente emerge la necessità di un maggiore radicamento sul territorio“.
Infine una risposta sul proprio futuro politico, dopo la punzecchiatura di Maurizio Scaglione: “Io non ho nessuna intenzione di guardare ad altri partiti, mi sono candidata con la Lega non perché dovevo per forza fare politica a tutti i costi, ma perché ho sposato una visione un una serie di valori. Al momento non ho assolutamente nessun motivo di guardarmi intorno“, conclude.