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Test anti-Covid abusivi, reagenti scaduti e casi positivi mai comunicati alle Asl: 145 mila euro di sanzioni

martedì 1 Dicembre 2020
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Mancata autorizzazione allo svolgimento dei tamponi per il Covid-19 e omessa o ritardata comunicazione dei casi di positività emersi a seguito delle analisi cliniche.

Sono alcune delle irregolarità riscontrate dai Nas che nell’ultima settimana hanno controllato quasi 300 aziende e laboratori di analisi, privati e convenzionati, ed altre strutture operanti nel commercio e nell’erogazione di test di analisi molecolari, antigeniche e sierologiche.

Le irregolarità in 67 centri. Contestate 94 violazioni penali ed amministrative, su  per un ammontare di 145 mila euro di sanzioni pecuniarie.

Il 60% delle violazioni rilevate dai NAS è attribuibile all’inosservanza di norme e comportamenti connessi con l’applicazione delle misure di contenimento epidemico.Il 15 % riguarda il mancato possesso delle autorizzazioni a fare i tamponi o lo svolgimento dell’esame in ambienti non idonei . Il 14% la omessa o ritardata comunicazione delle positività.

Inosservanze “di particolare gravità per la perdita di informazioni utili alla corretta e tempestiva tracciatura di casi e conseguente diffusione incontrollata di situazioni di contagio”, sottolineano i Nas in una nota.

Sono state inoltre accertate la mancata predisposizione ed attuazione di piani e protocolli preventivi all’interno delle cliniche, come la carenza di procedure gestionali, di prodotti igienizzanti e di sanificazione dei locali (11%), e di requisiti tecnici e professionali nell’esecuzione degli accertamenti diagnostici, riscontrando in 6 episodi, a vario titolo, l’assenza di tecnici di laboratorio abilitati e l’uso di reagenti e diagnostici scaduti, comunque impiegati nell’effettuazione delle analisi.

Nel corso delle verifiche, i Carabinieri dei Nas hanno individuato anche l’attivazione abusiva di punti prelievo, ematici e biologici, in aree improvvisate, in assenza di adeguate condizioni igienico-sanitarie. In un caso, è stata avviata una campagna di screening della popolazione, affidata da alcuni Comuni ad un laboratorio, senza alcuna comunicazione preventiva all’Autorità sanitaria.

Un ulteriore fenomeno rilevato è la vendita al dettaglio ai clienti, presso farmacie o addirittura in erboristeria e profumeria, di kit di analisi sierologiche anticorpali destinati al solo uso professionale sanitario e non adatti all’autodiagnosi.
Proprio in tale contesto sono stati sequestrati 153 tra kit di diagnosi e dispositivi medici irregolarmente detenuti per la vendita al dettaglio o per l’effettuazione di analisi.

Tra le situazioni più significative accertate dai Nas, a Catania, nel corso di un’ispezione presso una profumeria sono stati scoperti e sequestrati 16 kit diagnostici per ricerca anticorpi Sars-CoV-2, di verosimile provenienza estera, destinati all’uso esclusivo di professionisti sanitari.

E’ stato accertato che i test rapidi, occultati all’interno di contenitori anonimi in prossimità della cassa, erano detenuti a temperatura ambiente, anzichè a quella raccomandata di tra 2 e 8 °C, con grave pregiudizio sull’efficacia diagnostica e conseguente inattendibilità dell’esito analitico.

Sempre, a Catania, i Nas hanno denunciato il legale responsabile e il direttore tecnico di un centro privato accreditato di analisi cliniche, poichè ritenuti responsabili di aver utilizzato, per gli esami di laboratorio a carico del Servizio sanitario regionale, reagenti scaduti di validità, peraltro custoditi in celle frigorifere prive del dispositivo di controllo della temperatura. Sequestrati 12 contenitori di reagenti e diagnostici in vitro il cui valore complessivo ammonta a 1.000 euro.

Inoltre, nel corso di controlli nel catanese, i Nas hanno individuato 5 laboratori di analisi convenzionati che non ottemperavano alle procedure obbligatorie di inserimento degli esiti analitici ai test covid-19 nella piattaforma regionale.

 

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