Matteo Salvini, nell’estate del 2019, voleva elezioni anticipate per chiedere agli italiani pieni poteri. Il premier Giuseppe Conte, invece, senza invocarli, i pieni poteri se li prende. E’ questa la differenza. Riflettete bene su ciò che sta accadendo in Italia da qualche tempo. Il presidente del Consiglio dei ministri, ha programmato la costituzione di una struttura affidata a manager e tecnici per la gestione del recovery plan, circa 200 miliardi di euro, miliardo in più miliardo in meno. Non c’è bisogno che ripeta le perplessità che questa organizzazione parallela e piramidale, avendolo fatto qualche giorno fa. Conte, tra promesse non mantenute con gli alleati della maggioranza e sberleffi alle forze di opposizione, va avanti per la sua strada, come un carrarmato. Sembra che nessuno abbia sufficiente autorevolezza per imporgli una pausa di riflessione collettiva.
Forte del consenso di cui gode, anche se comincia a perdere punti, il premier Conte, ha assunto atteggiamenti che hanno colto di sorpresa coloro che gli sono più vicini. Non prende in considerazione le minacce di Matteo Renzi, suo alleato, perché ritiene che mai creerà una crisi di governo. Non parla il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, perché se lo facesse e Conte non lo ascoltasse, la crisi di governo sarebbe scontata. In questa fase, ha mandato in avanscoperta il capogruppo alla Camera, Graziano Delrio, ma Conte fa finta di nulla.
Ma per quanto tempo ancora Zingaretti può fare finta di nulla, girandosi dall’altro lato. Perché così facendo porta l’Italia a sbattere.