La terza sezione del Tar Sicilia-Palermo decidendo sui ricorsi della Ong Sea Watch contro i provvedimenti di fermo delle due navi dell’organizzazione (Sea watch 3 e 4) disposti da parte delle Capitanerie di Porto siciliane, con due ordinanze gemelle, ha stabilito la rimessione alla Corte di Giustizia dell’Unione europea delle questioni interpretative della direttiva 2009/16/CE che disciplina il potere di controllo dello Stato di approdo su navi battenti bandiera di Stati terzi.
Sarà la la Corte a chiarire l’ambito dei poteri attribuiti ai Paesi di approdo nei confronti delle navi cargo delle Ong battenti bandiera di Stati terzi che svolgono sistematica attività di salvataggio in mare dei migranti in pericolo nel Mar Mediterraneo.
Con contestuali ordinanze cautelari gemelle il Tar ha negato la sospensione cautelare dei provvedimenti di fermo impugnati, avendo ritenuto, allo stato, la mancanza di un danno grave e irreparabile solo in quanto con l’ordinanza di rimessione è stata richiesta alla Corte l’ammissione al procedimento accelerato che consentirebbe la conclusione in circa un paio di mesi, con rinvio alla successiva camera di consiglio del 26 gennaio, per la definitiva decisione sull’istanza cautelare, all’esito dell’ammissione o meno al procedimento accelerato.