Il Comune di Messina prova a stringere il cerchio sull’abusivismo riguardante il mancato pagamento della tassa di soggiorno. A Messina dovrebbe aggirarsi, infatti, intorno ai 258.000 euro la stima del fatturato della quota che i turisti lasciano in città per le notti trascorse nelle strutture ricettive, e che viene aggiunta al conto dell’albergo o del b&b. Si tratta di una cifra che va dai 50 centesimi degli affittacamere ai 2,50 euro degli alberghi di lusso e che serve per alimentare un fondo per la valorizzazione, la promozione e, a Messina in particolar modo, la realizzazione stessa delle manifestazioni.
Ma nel 2017 la cifra si era attestata attorno ai 200 mila euro con un +32% rispetto all’anno precedente. Se le cifre saranno confermate, per le risultanze del recente anno 2018, ci dovrebbe essere un 25% di crescita che però non è ancora abbastanza per il Comune. Infatti, gli uffici di Palazzo Zanca, ma anche altri osservatori specializzati, ritengono che ci possano essere diverse strutture fantasma in città e intendono effettuare dei controlli mirati per “stanare” gli eventuali abusivi. Si punta, nello specifico, a fare luce per quanto concerne il gettito della tassa di soggiorno che non sarebbe proporzionale alla reale ricettività operativa sul territorio di Messina. Per questo motivo, l’assessore al turismo Dafne Musolino, ha dato mandato al Suap (Sportello Unico Attività Produttive) di effettuare delle indagini specifiche su quante siano le strutture ricettive reali cittadine sul mercato.
L’iniziativa della Giunta sulla tassa di soggiorno si inserisce nel più vasto ambito di una “caccia agli evasori” che l’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Cateno De Luca intende intensificare nel Comune di Messina per il mancato pagamento dei tributi. Allo stato attuale si riscontra, stando proprio a quanto asserito dal primo cittadino, “una evasione media di circa il 50% su tutti i tributi e servizi a richiesta individuale”. La tassa di soggiorno sarebbe un ulteriore fronte sul quale sarebbero operative sul territorio alcune attività, soprattutto nel settore dell’extra-alberghiero, che opererebbero senza versare al forziere di Palazzo Zanca il balzello dell’imposta turistica.