“La richiesta di un direttorio catanese che non digerisce la ‘linea miccicheiana’, apre alla possibilità di un esodo 2.0 da Fi“, lo sostiene Vincenzo Figuccia deputato dell’Udc all’Ars e leader del Movimento Cambiamo la Sicilia.
“Il tentativo maldestro nonché di cattivo gusto dei vertici di FI in Sicilia, di inglobare i centristi dentro il loro partito, ci lascia perplessi”, aggiunge.
“Se i centristi, in occasione delle ultime europee sono stati federati al partito di Berlusconi, è opportuno sottolineare come si sia trattato di un accordo perfezionato direttamente da Lorenzo Cesa con Antonio Tajani e Silvio Berlusconi, i quali ad oggi, non sembrano affatto attratti dalle sirene di Miccichè”.
“Ed è vero pertanto, che se non fosse stato per i centristi Fi anche al sud e nei collegi delle isole, sarebbe rimasta inchiodata a quel 5% che ha avuto al nord. Per cui Miccichè ha poco da rivendicare. Altro che inglobare. E se fossimo noi centristi ad inglobare il partitino Forza italia? In quel caso, certamente non ci sarebbe spazio per i colonnelli infatuati dalle sinistre”.
“C’è poi da considerare – dice ancora Figuccia – come la legge elettorale per l’elezione del Presidente della Regione Siciliana dove l’asticella dello sbarramento è fissata al 5%, sia completamente diversa da quella delle politiche e delle elezioni europee. Se poi grazie a tutti noi, Miccichè ha raggiunto il risultato alle europee delle elezioni di Milazzo, il merito o la colpa è ascrivibile totalmente all’amico Saverio Romano il quale in tutti questi anni, non solo ha palesemente sostenuto Miccichè ma in questa campagna elettorale ha chiesto un po’ a tutti di tenere i toni bassi e di non alimentare polemiche sul coordinatore regionale di Forza Italia”.
“Una strategia di fatto, perdente. Personalmente – conclude Figuccia – comunque vada, non mi farò mai inglobare da un progetto che guarda a sinistra, lontano dalla mia visione e dai miei ideali”.