“Meno male che c’è internet, così riusciamo a parlargli, a vederli, ad ascoltare sia loro che i direttori d’istituto. Ma quando li vedo vestiti con i giubbotti, gli zaini, pronti per andare nei rifugi e nei bunker, è una fitta al cuore. Ognuno di loro è per noi un figlio del cuore. E non mi arrenderò fin quando non riusciremo a riportarli qui, al sicuro”.
Marika Monforte, presidente dell’associazione Arca senza confini, è una delle mamme del cuore, che in questi giorni, dalla Sicilia al Piemonte si stanno battendo per gli orfani, i bambini in affido e quelli in attesa di adozione che sono rimasti bloccati dalla guerra in Ucraina. A dividere le famiglie di Messina dai bambini ucraini che da decenni trascorrono tre mesi d’estate e il Natale in riva allo Stretto, dapprima ci sono stati due anni di covid. Adesso la guerra.
IMPAURITI SOTTO LE BOMBE
“Non posso pensare alla loro paura sotto i bombardamenti, dobbiamo fare qualcosa, si attivino corridoi umanitari a 360 gradi. Il problema è come farli arrivare al a frontiera- spiega- Chi viveva in orfanotrofi più vicini al confine con la Polonia ad esempio è riuscito a raggiungerli. Per chi vive in zone più interne ci sono anche 3 giorni di file e di cammino. Stiamo parlando di minori orfani o provenienti da famiglie molto povere. Tra noi c’è chi è pronto ad avvicinarsi il più possibile per poi portarli qui. Il problema è riuscire a farli arrivare al confine più sicuro e nel modo più sicuro”.
IL LEGAME MESSINA-UCRAINA
Molti dei bambini di Chernobyl che inizialmente venivano in affido temporaneo (quindi in estate e a Natale) col passare degli anni sono stati adottati, oppure, all’arrivo della maggiore età sono venuti a vivere con le famiglie messinesi. Altri hanno famiglie d’origine con difficoltà economiche, così continuano a venire al sole di Sicilia. Per quanto riguarda gli orfani l’Ucraina negli ultimi anni ha rallentato le adozioni internazionali a favore di quelle interne, ma tra i genitori angosciati in queste ore ci sono coppie di messinesi che erano riuscite a completare l’iter per l’abbinamento e aspettavano solo di abbracciare il loro piccolo o piccola. E adesso rischiano di non sapere neanche quale sia il loro destino.
NON CI ARRENDIAMO
“Per fortuna riusciamo a sentire i nostri figli, a collegarci in rete- prosegue- Parliamo anche con i direttori dei due istituti con i quali abbiamo in corso gli affidi. In questo momento, oltre ai minori che vengono qui a Messina, stiamo pensando anche agli altri. Stiamo parlando di circa 60 bambini e so che ci sono molte famiglie che si sono dette pronte ad accoglierli se riusciamo a trovare il modo di farli arrivare. Non possiamo lasciarne la metà lì. Sono davvero tutti figli nostri. Noi lottiamo per la pace e per la vita. Sono pronta a fare tutto il possibile, perché l’impossibile riesce a farlo solo Dio e preghiamo per questo”.
IL COVID
Per Marika Monforte la prima vittoria è stata lo scorso anno in estate. Più della pandemia erano gli ostacoli della burocrazia e delle diverse normative a mettere a repentaglio l’arrivo dei bambini per i consueti 3 mesi estivi. Nel 2020 non era stato possibile, così il 2021 i cuori si erano riaperti alla speranza.
“Non ci siamo fermati noi dell’associazione e siamo riusciti a farli tornare qui- racconta Marika Monforte- Poche ore dopo sono state bloccate le altre partenze. Per noi è stata una gioia indescrivibile averli con noi. Adesso penso ai nostri bambini lì, nei bunker, sotto le bombe, e mi ripeto che non dobbiamo fermarci”