Il Palermo è fuori dalla Serie B, ma così come l’araba fenice è risorta dalle sue ceneri, allo stesso modo l’aquila rosanero ritroverà sicuramente la forza per spiccare di nuovo il volo sui cieli del calcio italiano.
A dare l’annuncio dell’esclusione dalla prossima Serie B è stata la COVISOC, ovvero l’organo deputato dalla FIGC all’analisi dei documenti necessari all’iscrizione delle società calcistiche ai campionati sportivi. La decisione non sorprende più di tanto, visto che non era stato rispettato il termine perentorio del 24 giugno per completare l’iscrizione al campionato di Serie B, oltre al fatto che mancavano all’appello diversi adempimenti finanziari, fra cui quello relativo agli emolumenti dei giocatori del Palermo calcio.
La smobilitazione era già iniziata da qualche giorno, con alcuni giocatori già accasati ed altri che hanno già trovato l’accordo con le loro future società, ma che erano tenuti ad aspettare la conclusione definitiva della vicenda in quanto ancora sotto contratto.
Non è più il tempo dei rimpianti, dell’ansia da verdetto, delle lacrime per le brutte notizie che sono giunte negli ultimi due mesi. Oggi è tempo di ricostruire, di ripartire immediatamente per iniziare da subito la risalita e per evitare ulteriori danni all’indotto della città di Palermo.
Pur rispettando la scelta di Salvatore Tuttolomondo e della dirigenza rosanero di fare ricorso contro la decisione della COVISOC, è chiaro che la città di Palermo non può permettersi ulteriori tempi morti. Esiste un tempo per combattere, ma ne esiste uno anche per accettare la sconfitta. Le possibilità di vincere il ricorso sono praticamente nulle e, salvo clamorosi ribaltoni, la decisione della COVISOC sarà confermata dal prossimo Consiglio Federale della FIGC del prossimo 12 luglio, che accerterà così la definitiva esclusione del Palermo calcio e il contemporaneo ripescaggio del Venezia.
Non basta una PEC per ribaltare un verdetto derivato anche da delle scelte quantomeno discutibili, al di là della questione fidejussione. Lucchesi, Bergamo e i fratelli Tuttolomondo sono decisamente responsabili per gli errori commessi negli ultimi due mesi dal punto di vista tecnico, societario ed amministrativo.
A titolo di esempio, ingaggiare un duello dialettico all’ultimo sangue con Rino Foschi non ha certamente spinto i giocatori a restare, nonostante l’arrivo di un allenatore serio come Pasquale Marino. Inoltre, appare quantomeno discutibile la scelta di mantenere nell’organigramma una figura di zampariniana memoria come Daniela De Angeli. L’ex segretaria di Zamparini, oggi direttrice del settore amministrativo del Palermo calcio, è una figura molto contestata dagli ambienti del tifo organizzato palermitano in quanto ha rappresentato, agli occhi dei tifosi, un attaccamento ad un passato non troppo lontano e dal quale la tifoseria ha voluto prendere le distanze.
Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha fatto già sapere che farà quanto in suo potere per salvare i posti di lavoro dei dipendenti rosanero e per consentire una rapida riassegnazione del titolo sportivo del Palermo calcio quando la trafila federale giungerà al termine.
La priorità è quella di trovare un acquirente interessato seriamente a rilevare il club e a partire con un progetto a lungo termine e non solo con un interesse trasmesso a mezzo stampa. Da oggi bisogna fare fatti e non più parole, a cominciare dalla stilatura di un progetto pluriennale su cui incentrare tutta la pianificazione tecnico – sportiva.
Progetto, si, una parola che a Palermo non si sente più da tempo. In una piazza abituata dalla precedente proprietà a vivere di plusvalenze e di improvvisazione, parlare di pianificazione e di piano aziendale sembra quasi rivoluzionario, quando invece tutto ciò è semplice normalità. Da troppo tempo a Palermo non si parla più di calcio, di campo, di risultati e di tre punti. Da troppo tempo i tifosi sono schiavi invece delle inchieste, delle procure e dei tribunali che vogliono la testa del Palermo calcio. Da oggi in avanti si deve iniziare a parlare solo di come risalire velocemente nel calcio che conta perchè, si sa, quando la situazione è irrimediabile, bisogna morire per rinascere.