Le Banche utilizzano come sempre degli acronimi e non a caso, ovviamente per rendere meno comprensibile agli utenti cosa realmente realizzano, e di tanta trasparenza i clienti tanto quanto i lavoratori bancari hanno davvero bisogno.
Non se ne parla ancora, ma sentiremo ben presto della bomba UTP, altro acronimo che sta per ‘Unlikely To Pay’, è un termine che si riferisce alle inadempienze probabili su mutui e prestiti da parte dei debitori insolventi nei confronti delle banche, un business di €80 miliardi per le banche italiane che rischia di esplodere alla pari dei tanto decantati NPL (Non Perfoming Loans), i crediti inesigibili, in quanto proprio come già accaduto per i crediti inesigibili, si sta verificando analoga circostanza in quanto grandi istituti bancari al fine di un pornto realizzo e per esigenze di bilancio, per adesso citiamo in primis Banca Intesa San Paolo che fa sempre da apripista nel mondo bancario, ha ceduto recentemente un pacchetto UTP.
“Per far comprendere la delicatezza sociale del fenomeno sul tema degli UTP, sono accorse sia la BCE (Banca Centrale Europea) che la Bankitalia, con l’obiettivo di perseguire una corretta gestione di tali crediti, soprattutto per evitare che gli UTP stessi diventino NPL, il rischio a tale punto è evidente, non diventano crediti deteriorati ma vengono ceduti, di conseguenza rischiamo di produrre una nuova macelleria sociale, infatti la banca ha interesse nel cedere gli UTP per evitare di avere in bilancio un numero troppo alto di crediti complicati, mentre la terza parte, in qualità di investitore, compra con l’obiettivo di guadagnare con il recupero del credito da parte del debitore che sta nel mezzo di una tempesta, lo stesso infatti si impatterà con sistemi di recupero da parte di tali società esterne talvolta poco ortodosse nelle procedure, con tempi di rientro insostenibili e realizzo del credito vantato anche a condizioni variate in corso d’opera, non ci appare come una buona opportunità per i clienti, ecco perché la situazione macro dei crediti insoluti e deteriorati all’interno delle banche italiane, deve essere costantemente monitorata dalle forze sociali a tutela dei livelli occupazionali e delle giuste garanzie per gli utenti, in particolare del Sud Italia, sotto torchio costante per vie delle condizioni reddituali al di sotto della media nazionale e per l’altissima percentuale di disoccupazione, ricordiamoci inoltre che la vertenza sindacale ancora in corso di DoBank adesso DoValue, ne è un esempio devastante, una pericolosa deriva che va fermamente respinta”.