Alessandro Albanese, ex presidente dell’U.S. Città di Palermo, è tornato a parlare dopo un lungo periodo di silenzio seguito alla sua decadenza dal CdA rosanero.
Nell’edizione di ieri del Corriere dello Sport, si legge una sua brevissima dichiarazione fatta a margine della conferenza stampa al Country club e relativa alle vicende del Palermo: ”c’era un contratto che prevedeva delle clausole, ricordatevi che era una situazione di emergenza perché la società aveva montagne di debiti..”.
Non basta certamente questa breve dichiarazione a spiegare un quadro così complesso, come quello che ha portato il Palermo calcio ad affondare in Serie D.
Come riportato nell’edizione del Giornale di Sicilia del 17/07 dal giornalista Benedetto Giardina, Albanese “sta preparando due note riservate, una per il sindaco e una per il prefetto, nelle quali intende chiarire la propria posizione in merito alla vicenda che vede il capoluogo siciliano senza una squadra di calcio tra i professionisti”. Il presidente di Sicindustria ha deciso quindi di rispondere all’appello del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che lo invitava a chiarire la sua posizione, anche a tutela di se stesso.
Albanese dovrà chiarire alcuni aspetti di quello che è successo durante i suoi due mesi da presidente del club di viale del Fante, visto anche cosa dichiarava sul gruppo Arkus non più tardi dello scorso 8 maggio, quando i fratelli Tuttolomondo e company si presentarono al popolo rosanero: “Siamo nelle mani giuste. L’operazione messa a segno da Tuttolomondo è stata importante e sono spiazzato e contento per questo ruolo che sono stato chiamato a ricoprire. Abbiamo già manifestato l’intenzione di entrare nella proprietà. Siamo un gruppo di imprenditori e professionisti pronto a investire un milione e mezzo, due milioni di euro. Un modo per stare accanto alla società.“.
Il finale di questa storia purtroppo lo sappiamo tutti. A voler essere maligni, si può dire che Albanese non è stato pronto di riflessi, visto e considerato il suo titolo di presidente di Sicindustria. Al di là delle colpe e delle responsabilità, le quali si potranno accertare soltanto nei prossimi mesi, il Palermo è affondato anche sotto i suoi occhi.
Eppure Albanese, oltre ad essere stato presidente dell’U.S. Città di Palermo durante il periodo Arkus, conosceva bene le vicissitudini societarie, già dai tempi del figliol prodigo di Maurizio Zamparini, ovvero Paul Baccaglini. Proprio sulla cacciata dell’ex iena, Albanese si espresse così ai nostri microfoni: “ci siamo resi conto che Baccaglini non conosceva i conti del Palermo. Questa ci è sembrata una comparsata, dove non sappiamo chi dei due compari abbia ragione e chi torto. Su questo noi rilanciamo: c’è una città attenta, che vuole intervenire. Ci sono forze economiche che hanno la possibilità di fare fronte. Su questo possiamo dire la nostra”.
Strana casualità anche quella che vede coinvolto Albanese durante il periodo british del Palermo calcio. Ai microfoni della Gazzetta dello Sport, a proposito degli inglesi disse: “Ho parlato soprattutto con l’advisor Maurizio Belli, mi è sembrato molto serio. Mi ha detto che da parte loro c’è tutto l’impegno possibile, spiegandomi che il progetto Palermo può avere anche un grande impatto sociale“.
Anche gli inglesi si rivelarono un flop clamoroso. Rino Foschi, messo ai margini dal progetto societario, fu costretto a prendere in mano le redini della società rosanero cercando un investitore, trovato poi in Dario Mirri, per potere quantomeno pagare gli stipendi ed evitare così penalizzazioni in classifica.
Alla luce di ciò, possiamo dire con un certo margine di certezza che Alessandro Albanese ha preso una serie di cantonate niente male, cosa che non ti aspetti dal presidente di Sicilindustria, il quale dovrebbe rappresentare uno dei massimi esperti del campo economico – finanziario siciliano.
Sbagliare è umano, certo che si, ma qui parliamo di tre errori da matita rossa, uno dei quali lo ha visto addirittura coinvolto da presidente della società. Forse Albanese avrà peccato di entusiasmo, forse credeva e sperava che le cordate proposte prima da Zamparini e poi da Daniela De Angeli potessero essere vincenti, ma così non è stato.
Oggi la Palermo calcistica si ritrova, nella migliore delle ipotesi, in Serie D e non saranno di certo un paio di note ufficiali al sindaco e al prefetto a risolvere la situazione.
Albanese sarebbe potuto intervenire prima, quantomeno all’interno del Consiglio di Amministrazione dell’U.S. Città di Palermo; avrebbe dovuto agire prima, anche al di fuori della società, ma forse era legato a vincoli contrattuali che magari chiarirà nei prossimi giorni. In attesa di notizie più specifiche, non ci rimane da aspettare la sua spiegazione ad uno dei più grandi flop della storia del calcio a Palermo.