Con un lungo post su Facebook, il sindaco di Catania, Salvo Pogliese, ha tracciato un bilancio del suo primo anno di mandato. Il primo cittadino del capoluogo etneo, parla del decreto “salva Catania” e del rischio del baratro per i conti in rosso ereditati dalle gestioni precedenti, e degli altri problemi affrontati:
«Quando ieri, a poco più di un anno di distanza dalla mia elezione, sono ritornato davanti al Consiglio comunale per riferire del difficile percorso compiuto in questi dodici mesi per salvare Catania dal baratro, l’ho fatto con l’animo di chi sa di aver fatto per intero il proprio dovere. È stato un tragitto entusiasmante, seppure pieno di ostacoli. Non ho mai avuto ripensamenti per avere lasciato una comoda poltrona al parlamento europeo per questa, molto più scomoda, di sindaco della città in cui sono nato, in cui stanno crescendo i miei figli, in cui si è svolta la mia vita di uomo e di politico.
Abbiamo raccolto ogni nostra energia per non farci sopraffare dal peso di un miliardo e 581 milioni di debiti del passato. Da una cassa completamente svuotata, senza neppure la possibilità di potere pagare gli stipendi puntualmente. Abbiamo eliminato ogni spesa non indispensabile, tagliato i residui sprechi e migliorato inefficienze, grazie anche al grande lavoro degli otto assessori.
La delibera sui correttivi contabili per 449 milioni che la Corte dei Conti ci ha prescritto e che il consiglio ha adottato nello scorso mese di settembre, ha riportato nell’alveo della regolarità i documenti contabili. Abbiamo fatto tanto per cambiare rotta, operando in tutti i settori cruciali dell’amministrazione.
Abbiamo rilanciato il turismo, triplicando gli introiti della tassa di soggiorno e investendo sull’effetto moltiplicatore della promozione e dei grandi eventi sportivi con un progetto pilota a livello nazionale pensato dall’assessore Parisi, oltre a quelli culturali; abbiamo sburocratizzato al massimo i permessi a costruire, che ora vengono rilasciati in un solo giorno; abbiamo rivisto il decentramento, creando i municipi nelle circoscrizioni; abbiamo ripreso i progetti del BRT inspiegabilmente abbandonati negli ultimi anni; abbiamo predisposto, dopo un lungo lavoro di ascolto, le direttive generali del PRG che la città aspetta da 50 anni, collegandole ai sistemi della sostenibilità per il 2030 dell’Onu; abbiamo riscritto il capitolato di gara per la raccolta rifiuti superando una impasse che durava da quattro anni; abbiamo promosso nuovi servizi digitali per i cittadini, associati a una seria lotta all’evasione tributaria; abbiamo salvato finanziamenti che sembravano perduti, come quelli per installare 237 telecamere in città; insieme alle forze dell’ordine, con il coordinamento del prefetto e del questore, abbiamo iniziato una azione di contrasto contro la diffusa illegalità, unitamente all’essenziale lavoro di contrasto alla criminalità organizzata.
Il momento più emozionante è stato quando insieme all’assessore regionale Marco Falcone siamo andati a Bruxelles, a farci consegnare il decreto di finanziamento del completamento della tratta metropolitana fino all’aeroporto, la più grande opera pubblica mai realizzata a Catania: 358 milioni di euro che rischiavano di non essere stanziati e su cui ho impegnato anche la mia esperienza di parlamentare europeo.
Ma soprattutto, abbiamo ripetutamente chiamato in causa il governo nazionale a vari livelli, dal presidente del consiglio ai due vicepremier per fare inserire nell’agenda dell’esecutivo statale il dissesto del comune di Catania. Gli stipendi di diecimila famiglie erano a rischio. Con la legge numero 58 del 28 giugno scorso siamo riusciti a ottenere i richiami normativi che attendevamo. Una vittoria per Catania, un successo che non ha precedenti per la quantità e l’ambizione degli interventi di sostegno, misure che consentono finalmente di guardare con fiducia agli anni che verranno. Stiamo già febbrilmente lavorando per proporre un bilancio stabilmente riequilibrato, cioè finalmente fondato su entrate certe in grado di compensare effettivamente i conti del comune e, dunque, in discontinuità con il passato.
Catania può finalmente rialzarsi. Possiamo e dobbiamo farlo per i tanti bambini delle nostre periferie, che cercano speranza di un futuro possibile nella nostra Catania. Ne ho incontrati migliaia, nelle tante scuole che ho visitato in questi mesi. Vogliono avere conferma che qualcuno lotti per loro. Noi lo abbiamo fatto, lo stiamo facendo, continueremo a farlo. Perché, come diceva lo scrittore Robert Louis Stevenson, “Non bisogna giudicare ciascun giorno in base al raccolto che hai compiuto, ma dai semi che hai piantato”. Noi in questo primo anno del mandato – conclude Pogliese – abbiamo seminato la speranza e ne siamo fieri e orgogliosi, e adesso possiamo guardare con fiducia al futuro».
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