Conoscevo una Signora che abitava in zona, una gran bella donna che non passava inosservata e andava in giro con il suo maggiolino cabriolet nero, occhi chiari e capelli naturali rosso fuoco.
Questa donna aveva molto cura del suo aspetto e spesso si trasformava nella ricerca di un nuovo look sempre più piacevole e interessante. Ero ancora studente delle medie e come altri ragazzi all’epoca giocavo a pallone per strada, bastava uno slargo o nel nostro caso un marciapiede un po’ più largo e quello diventava il nostro San Siro e se poi c’era una saracinesca che poteva fare da porto, non solo il sogno ma il miracolo era fatto, accompagnato dalle bestemmie di chi abitava sopra e sentiva quel fastidioso rumore del pallone che sbatteva sulla lamiera ad ogni goal.
Stavo per strada e di vista conoscevo tutti coloro che abitavano nella zona così come la Signora dai capelli rossi (non si chiamava Anna ma era conosciutissima in città) e compresi successivamente crescendo, il rispettoso lavoro che lei facesse, offrendo “professionalmente” a pagamento presso il suo studio, non in zona, prestazioni sessuali.
Dicevo non in zona perché la Signora era una inquilina in un palazzo della zona dove abitava quando non esercitava e se non fosse stato per il suo look spesso appariscente sarebbe stata una delle tante persone che abitavano in zona. Compresi ripensando a Lei a distanza di anni, l’importanza che per certe professioni assume l’apparire, il dover sembrare sempre una novità, il dover lottare con il tempo che avanza e fronteggiarlo con intelligenza e creatività.
Bene non sono qui oggi a parlarvi della prostituzione, non voglio mettere al centro dell’attenzione storie di novelle “bocca di rose” poiché il discorso sarebbe troppo complesso e meritevole di grande rispetto più di quanto ne sto utilizzando oggi io, ma voglio prendere “ad esempio” (vi sembrerà una parola grossa) alcuni “insegnamenti” che perfino una meretrice o escort può darci, il primo come detto “il rispetto per se stessi oggetto del prodotto commercializzato”, il secondo che le “prestazioni professionali di qualunque genere” si pagano (e soprattutto prima di aver guadagnato l’uscita) e non ci sono Santi che tengono o “pagherò”.
Se i miei colleghi “libero professionisti” ingegneri, architetti e tante altre professioni intellettuali avessero applicato questo sano principio non parleremmo di “fame” e sottoccupazione ma anche di questo argomento vorrei parlarvi con più tempo in un’altra occasione. Torno al concetto di escogitare sempre look diversi per apparire una novità per parlare della più meretrice che io abbia conosciuto: Palermo, la mia città!
C’è dubbio che questa “Capitale del Mediterraneo” sia stata posseduta nella storia da chiunque, si sia offerta plaudente all’invasore di turno e per anni sia stata ospitale ed accogliente con lo straniero, il forestiero, stendendo tappeti rossi a tutti coloro che non fossero “prodotti locali”.
Bene, in quel concetto di cambiamento che ognuno vede a modo proprio in base a ciò che vende, cosa volete che siano le chiusure di strade, il cambiare sensi di marcia, l’aprire una taverna in più per sembrare “una novità”?
La Signora sapeva bene che questo era l’unico modo di cuocere ciò che si possedeva in casa, con il minimo dello sforzo.
Palermo no, lei è giunta al punto che se vuole realmente manifestare questi tangibili effetti del cambiamento deve intervenire “chirurgicamente e con il bisturi”, non basta più una pettinatura diversa o una parrucca. Non servono solo “soni e canti”, c’è chi non canta, non servono solo “incontri letterari”, c’è chi non legge, non servono solo “partite di pallone”, c’è chi non ama lo sport e allora che facciamo, a costoro li lasciamo indietro.
Esistono cose però che interessano e utilizzano tutti quali i “servizi” ed è li che dobbiamo intervenire, anche in un “granducato” come il nostro, chirurgicamente con il bisturi, per evitare che con il passar degli anni, dopo aver provato tutte le acconciature e le parrucche, anche l’utente più distratto una volta riconosciuta nella Signora la “minestra di sempre”, possa dire (come il contadino al suo vecchio mulo al mercato venduto qualche anno prima): “Bastianu è inutile c’allisci, fatti accattare di cu nun ti canusci!”.
Un abbraccio Epruno.