Lo strappo era nell’aria da mesi ormai. Nonostante la rescissione contrattuale c’era però chi sperava ancora che il contenzioso tra RFI e SIS potesse appianarsi, almeno con le demolizioni degli edifici di Vicolo Bernava, da 7 anni un cantiere “fantasma” dove non si è fatto alcun progresso.
Si parlava addirittura di un’intesa e via ai lavori entro lo scorso marzo. Invece lo strappo tra le Ferrovie e i colosso italo-spagnolo è ormai definitivo. A confermarlo la nuova gara interna pubblicata da Rete Ferroviaria Italiana per affidare la demolizione dei 5 edifici pericolanti di Vicolo Bernava. Un bando pubblicato in piena estate (a luglio) e che scadrà a settembre.
Rfi cerca quindi di recuperare l’enorme ritardo affidando intanto le demolizioni. Entro fine 2019 dunque, le ruspe potrebbero iniziare a tirare giù quegli edifici che hanno ceduto il 10 giugno 2012, quando gli operai dalla SIS vennero letteralmente ricoperti da un “fiume” di acqua e fango, che in pochi minuti generò il panico nella galleria della “Tratta A” Imera-Lolli. Per fortuna nessun ferito e gli edifici furono fatti sgombrare e dichiarati inagibili.
Oggi il cantiere, dopo sette anni, è praticamente identico al 2012. Nessun passo in avanti. Il jet-grouting (iniezioni di di miscela cementizia ad alta pressione nel sottosuolo, ndr) nel biennio 2013/14 non ha funzionato: il 6 giugno 2014 un nuovo filone d’acqua riuscì a passare sottoterra e fece abbassare ancora le fondamenta dei palazzi di altri 17 millimetri.
Da lì, Italferr e SIS decisero di “tagliare la testa al toro” rivolgendosi al prof. del Politecnico di Torino Giovanni Barla, luminare in gallerie a livello internazionale. La sua consulenza ha messo nero su bianco che l’unica soluzione possibile per ultimare l’opera da 1,2 miliardi di euro fosse quella di buttare giù i 5 palazzi coinvolti; successivamente scavare sottoterra, drenare la falda, costruire il “tappo di fondo” della galleria e richiudere il tutto. Per un costo che si aggira sui 18 milioni di euro. Bocciata dal prof. l’ipotesi del congelamento della falda con l’azoto liquido “perchè la portata dell’acqua non lo consente e costerebbe troppo”.
La gara che oggi Rfi porta avanti è quella delle sole demolizioni. Per i primi del 2020 si ipotizza la nuova gara per la “maxi variante” (cioè lo scavo vero e proprio) da 18 milioni.
Nel 2017 la Procura della Repubblica ha disposto il sequestro preventivo dell’area di cantiere nei pressi di via Serpotta, in quanto a rischio crollo.
Da allora i residenti denunciano le condizioni di degrado in cui sono costretti a vivere: «Il nostro – denuncia Filippo Dattolo, residente di via Carlo D’Aprile – è un grido di aiuto affinché qualcuno con autorità intervenga nella vicenda del Passante Ferroviario. Il nostro quartiere è distrutto da un cantiere che non si completerà mai. Chiediamo che venga smantellato il cantiere in Vicolo Bernava ormai abbandonato da tempo e da più di un mese privo di guardiania da parte di chi ne è in possesso. Circa 50 appartamenti potrebbero essere oggetto di occupazioni illegali da parte di chi non ha una fissa dimora. In più è diventato una discarica a cielo aperto. Spero che l’ordinanza (scadenza 30 giugno 2019) non sia stata prorogata dagli uffici comunali. Caro sindaco – aggiunge il cittadino – il prossimo passo sarà rivolgerci alla Procura della Repubblica per capire di chi siano le responsabilità visto che nulla si è mosso e nulla si muove».
In attesa di capire quando partiranno effettivamente le demolizioni, ricapitoliamo: appalto iniziato nel 2008 e non ancora finito; anni e anni di ritardi; costi lievitati a dismisura (il prezzo originale era di 1,2 miliardi); fermate esteticamente non curate; niente fermate al momento a Capaci, Belgio, Imera, Lazio; lavori da riappaltare in vicolo Bernava. “Tutto ciò – chiedeva Andrea Baio – per arrivare in aeroporto in 1 ora e 11 minuti? Quando prima ci stava 45 minuti e il biglietto anziché 5,90 euro costava 4,50? Mi sembra che abbiamo fatto un buon investimento. RFI farebbe bene a mettersi la testa in un buco come gli struzzi”.
Manca ancora pure il biglietto unico integrato bus-tram-metro. Nessuno dopo dieci anni è riuscito a risolvere questa emergenza.
Ad ulteriore conferma dell’addio di SIS, lo “smobilitamento” dei cantieri sia a Notarbartolo che a Belgio, dove la talpa TBM “Marisol” ha scavato il tunnel in tempi record. Resta ora da capire se via Monti Iblei sarà allargata o resa “verde” come da progetto originario.
E mentre al Tribunale di Roma c’è una causa aperta tra RFI e SIS, l’unica certezza è l’ennesimo allungamento dei tempi per un’opera che è ancora incompiuta.
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