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Che Selinunte sia stato uno dei centri, economico e sociale, tra i più importanti e influenti del Mediterraneo all’epoca dei Greci in Sicilia è già stato conclamato dalle ricerche archeologiche condotte che lo confermano, altresì, come sito del più grande Parco archeologico d’Europa.
In questi giorni verrà presentato un ulteriore progetto di studi che porterà alla luce i resti dell’antico porto orientale della città, indagando l’estensione dell’antico bacino portuale nella valle del Gorgo Cotone, tra la collina di Manuzza e la collina orientale.
L’obiettivo principale è quello di individuare i limiti perimetrali dell’antico porto, datarne le strutture e definire la relazione tra lo scalo e l’impianto urbanistico.
La missione, curata dall’Istituto Archeologico Germanico di Roma, dall’Università di Bonn e da quella di Bochum, in stretta collaborazione con il Parco Archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria, è diretta dal professor Jon Albers.
L’iniziativa rappresenta una nuova tappa del progetto “I Cantieri della conoscenza” voluto dal neo direttore del Parco Archeologico, l’architetto Bernardo Agrò, una formula, quella dei “cantieri aperti“, che ha l’obiettivo di coinvolgere i visitatori nelle campagne in corso favorendo così una “archeologia partecipata“.
“Le attività di ricerca del Parco – sottolinea Agrò – sono portate alla conoscenza attraverso la realizzazione di allestimenti museali a cantiere aperto, che costituiscono un valore aggiunto nella offerta culturale per i visitatori con rinnovati e sempre inediti percorsi. L’idea inoltre costituisce un modo nuovo anche per raggiungere i newcomers, cioè le persone che nei nostri siti museali non sono mai entrate ponendo come altro importante obiettivo far tornare loro e gli altri, facendo diventare il Parco come una realtà presente nella vita delle persone“.
Indagini geofisiche preliminari hanno evidenziato le tracce di una strada già parzialmente scavata dall’archeologo Dieter Mertens e indizi dell’esistenza di grandi strutture rettangolari che, per dimensioni e posizione, potrebbero essere riconducibili al porto. Gli scavi archeologici ancora in corso, supportati dalle prospezioni geologiche, hanno consentito l’identificazione di un ulteriore tratto della massiccia strada che conduce alla piccola porta est e dei resti di un grande edificio più a sud.
Le indagini geologiche hanno inoltre rilevato la presenza di materiale marittimo a una profondità di 4,60 metri.
Gli studi verranno realizzati anche grazie anche al contributo di alcune associazioni quali La Rotta dei Fenici – Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa e il Gruppo Archeologico Selinunte.