Da un lato ci stanno il comune di Cinisi e la Città Metropolitana di Palermo che hanno presentato alla Regione Siciliana, mesi fa, un progetto per la ristrutturazione del casolare in cui Peppino Impastato fu ammazzato.
Dall’altro lato la Regione Siciliana che qualche giorno fa ha deciso di stanziare 106mila euro per acquisire la struttura.
L’edificio dopo 40 anni di incuria e abbandono in poco tempo viene conteso da importanti enti amministrativi.
“A fine agosto, abbiamo presentato alla Regione Siciliana un progetto già finanziato dalle risorse europee dal valore di 490mila euro”. Racconta a ilSicilia.it il sindaco di Cinisi, Giangiacomo Palazzolo.”Questo progetto prevede i finanziamenti per l’acquisizione del casolare e quelli del restauro. L’obiettivo è di voler creare un centro nazionale per la lotta alle mafie. Il 4 settembre la giunta Regionale su proposta dello stesso Musumeci fa uno stanziamento per la sola acquisizione del casolare. Con questo finanziamento della Regione, c’è il rischio di bloccare questo progetto e perdere tutti i fondi europei già stanziati. Vorrei ricordare che il progetto è stato trasmesso all’assessorato alle Autonomie Locali. Io personalmente ho parlato con alti dirigenti dell’assessorato, quindi la Regione sapeva e conosceva questo progetto. Quindi non mi spiego la scelta del governatore di voler espropriare il casolare”, conclude il primo cittadino.
Proprio il sindaco Palazzolo ha chiesto un tavolo tecnico tra Regione e città metropolitana di Palermo per “uniformare queste due iniziative“.
Sono anni che la famiglia Impastato chiede l’esproprio del casolare ma nonostante le promesse l’immobile è ancora di proprietà privata. Nel 2003, durante la gestione commissariale del Comune di Cinisi, è stato posto un vincolo sull’immobile ritenendo il casolare “bene di interesse storico-culturale”. Il 9 maggio del 2014 l’ex presidente della Regione Siciliana, Crocetta, accogliendo parte delle richieste di Casa Memoria, dopo una petizione popolare, ha consegnato il provvedimento di vincolo promettendo che a breve ci sarebbe stato l’esproprio che avrebbe consegnato il luogo alla collettività.
Sino a febbraio scorso il fratello di Peppino Impastato, Giovanni denunciava lo stato di abbandono del casolare. “Il casolare dove fu ucciso Peppino Impastato cade a pezzi, non è agibile e quindi visitabile“.
Ogni anno migliaia di persone arrivano a Cinisi, da ogni parte del mondo, per conoscere la storia di Peppino e dopo aver visitato Casa Memoria fanno il percorso dei cento passi verso la casa confiscata che apparteneva al boss Badalamenti (oggi aperta alla collettività come biblioteca comunale, sede di Radio cento passi e sala conferenze di Casa Memoria).
“Tutte queste persone – afferma il fratello di Peppino – chiedono di visitare il casolare, che potrebbe essere uno dei luoghi più frequentati d’Italia, dove è stato ucciso Peppino poi fatto esplodere sui binari poco distanti e dove ha avuto inizio il depistaggio“. Il casolare però è di un privato ed è quasi sempre inaccessibile. Il proprietario, negli anni ha permesso a Casa Memoria Peppino e Felicia Impastato, di aprirlo al pubblico solo occasionalmente, tendenzialmente in occasione dell’anniversario della scomparsa di Peppino, il 9 maggio.