“Non mutilate la Costituzione! La Costituzione, la democrazia rappresentativa e, con esse, il numero dei parlamentari sono cose serie!”. Inizia così l’appello di Più Europa contro il taglio dei parlamentari. Oltre 50 accademici hanno sottoscritto l’appello del partito di Emma Bonino e Fabrizio Ferrandelli.
«Qualunque modifica del numero dei parlamentari non può che essere contestuale o successiva alle altre modifiche costituzionali riguardanti il ruolo e il funzionamento delle camere. In caso contrario, il taglio dei parlamentari prospettato dalla legge di revisione costituzionale attualmente in discussione in Parlamento non costituirebbe una riforma, ma una vera e propria mutilazione della Costituzione, priva di un quadro di coerente adeguamento del sistema.
I Costituenti scelsero un numero alto di parlamentari perché il pluralismo politico italiano trovasse un’ampia rappresentanza in Parlamento.
Oggi sarebbe anche possibile ridurre quel numero, ma non si può né accettare che la ragione di tale riforma poggi sull’irrisorio risparmio che determinerebbe (poche decine di milioni l’anno) e, men che meno, sull’esigenza di certificare, con una sorta di sacrificio esemplare, il disprezzo per il Parlamento e per la democrazia rappresentativa esibito dallo schieramento populista.
Soprattutto, l’efficienza del processo legislativo e la stabilità delle funzioni di governo possono giovarsi di misure di riequilibrio, anche quantitativo, della composizione delle camere, se e solo se si accompagnano con modifiche coerenti del bicameralismo paritario.
Occorre perciò avvertire il Parlamento che apportare modifiche così significative al numero dei parlamentari previsti dalla Costituzione è un’iniziativa molto seria, che va meditata in tutti i suoi effetti e conseguenze e che presenta una serie di “effetti collaterali” potenzialmente dirompenti.
La riduzione a 200 del numero dei senatori, vista la loro elezione su base regionale e il numero minimo di eletti previsti per ciascuna regione, comporta come conseguenza l’innalzamento delle soglie di sbarramento, oltre le quali i partiti politici possono essere rappresentati in Senato, molto superiori il limite previsto dalla legge elettorale. Ciò comporterebbe l’accesso a Palazzo Madama di un numero minimo di forze politiche, sacrificando la rappresentanza di ampie porzioni del corpo elettorale.
La riduzione di oltre un terzo dei parlamentari aumenta esponenzialmente il peso dei delegati regionali che partecipano all’elezione del Presidente della Repubblica: diminuire drasticamente deputati e senatori senza preoccuparsi dell’incidenza dei rappresentanti delle regioni determina una grave alterazione del delicato rapporto fra i due gruppi di elettori nell’elezione della più importante figura di garanzia costituzionale.
Il numero dei parlamentari non fu scelto a caso dai Costituenti e non deve essere modificato a caso».
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