“C’erano presenze inquietanti nel luogo del delitto che avrebbero potuto asportare la borsa e l’agenda – ha detto – Su questa vicenda facemmo delle indagini cercando di capire chi fosse andato sul luogo del delitto e cosa successe. Ricordo che facemmo degli accertamenti su Contrada e la sua presenza in via D’Amelio“.
Fausto Cardella, ex procuratore di Caltanissetta oggi in servizio alla Procura di Perugia, rispondendo come teste al pm Gabriele Paci, nell’ambito del processo sul depistaggio della strage di via D’Amelio, ricostruendo le fasi delle indagini.
“Non c’era una forma di collaborazione investigativa con i carabinieri ma c’era una sorta di rapporto di buon vicinato. Emerse subito il caso della borsa e dell’agenda di Paolo Borsellino“.
Cardella ha poi aggiunto: “Il dottore La Barbera aveva l’abitudine di venire a Caltanissetta per portare carte, normalmente verso le 21 di sera. Andava dalla dottoressa Boccasini depositava le carte e allora mi chiamavano. Nel contesto di queste chiacchiere tutte le ipotesi venivano prese in considerazione. La meno plausibile era quella relativa al fatto che l’agenda fosse andata distrutta con l’esplosione. La borsa era integra quindi se l’agenda era dentro la borsa non poteva essere distrutta, sempre che l’agenda fosse nella borsa. Sull’agenda rossa e gli ultimi giorni di Paolo Borsellino, interrogammo il capo della polizia, andammo a controllare le sue agende, sentimmo i collaboratori di giustizia a cominciare da Gaspare Mutolo“.
“La collega Ilda Boccassini si rese conto subito che c’era una situazione da sanare perché non c’era un verbale di sequestro della borsa del giudice Borsellino. Ricordo che lo chiedemmo all’allora dirigente della Squadra mobile Arnaldo La Barbera e lui ci disse: «la borsa me la sono trovata in questura, onestamente non so come ci sia arrivata». Quindi scoprimmo che non fu mai fatto un verbale di sequestro e in quel momento non ci fu una spiegazione diversa. Per questo fui incaricato di andare a Palermo“.
La Procura di Caltanissetta, intanto, ha depositato a inizio udienza le trascrizioni e intercettazioni di Vincenzo Scarantino nel periodo in cui si trovava a San Bartolomeo a Mare. La documentazione è quella pervenuta dalla Dda di Messina che indaga su due magistrati, Annamaria Palma e Carmelo Petralia, accusati di calunnia aggravata.