La deputata di Italia Viva Giusy Occhionero è indagata dai pm di Palermo per falso in concorso. Avrebbe fatto passare il Radicale Antonello Nicosia, poi arrestato per mafia, per suo assistente, consentendogli di entrare nelle carceri. Il rapporto di collaborazione tra i due, però, sarebbe stato formalizzato solo successivamente. Alla parlamentare è stato notificato un avviso di garanzia.
Ad inizio novembre è stato arrestato Nicosia con l’accusa di “associazione mafiosa”, membro del Comitato nazionale dei Radicali italiani. Tra le varie accuse mosse dalla procura di Palermo c’è quella di aver recapitato fuori dal carcere dei messaggi provenienti da alcuni boss mafiosi con cui aveva parlato durante le visite insieme a Occhionero. La deputata, ex esponente di Liberi e Uguali oggi approdata alla corte di Renzi.
Nicosia ha 48 anni ed è originario di Sciacca, in provincia di Agrigento. Conduceva un programma intitolato Mezz’ora d’aria sulla tv locale AracneTV, era direttore della onlus Osservatorio internazionale dei diritti umani ed era un attivista per i diritti dei detenuti. Nel 2018 era stato eletto membro del Comitato nazionale dei Radicali italiani, e secondo i giornali ha un precedente penale per traffico di droga.
La collaborazione con Occhionero, nelle sue intenzioni, gli avrebbe garantito la possibilità di incontrare i detenuti sottoposti al regime speciale 41 bis, il carcere duro riservato ai boss mafiosi considerati più pericolosi, raccogliendone i messaggi e trasmettendoli all’esterno: non è chiaro, però, quanto Nicosia sia riuscito effettivamente a realizzare il suo piano. Secondo la procura Nicosia ha avuto accesso “agli istituti penitenziari in brevissimo tempo ben quattro volte: il 21 dicembre 2018 a Sciacca, il giorno successivo a Trapani e ad Agrigento, il 1 febbraio 2019 a Tolmezzo”. Nicosia avrebbe anche chiesto ad Occhionero di attivarsi per far trasferire un detenuto da un carcere sardo a un carcere romano.
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