C’era una volta una vecchietta che, mossa dagli stenti, aveva cominciato a vendere un veleno a base di aceto per pidocchi tanto da essere ribattezza “la Vecchia dell’aceto“.
Quella che vi raccontiamo non è un favola ma un storia vera che non sì è persa nei secoli ispirando la pubblicazione di libri e, oggi, anche la realizzazione di una mostra fotografica che si inaugurerà sabato 13 gennaio nell’atrio Monumentale di Palazzo delle Aquile.
L’idea è partita da Silvia D’Anca e dai suoi inchiostri preparatori, d’ispirazione per il fotografo Antonio Calabrese che, in chiave contemporanea, interpreta con i suoi scatti alcuni episodi salienti della vicenda.
Ma facciamo un passo indietro per conoscere meglio questa donna.
Giovanna Bonanno, chiamata da tutti mamma Anna, era una vecchia mendicante che, nella Palermo di fine ‘700, girovagava nei pressi della Zisa, sempre alla ricerca di un modo per sopravvivere.
Un giorno, trovandosi per caso in via Papireto dall’ aromatario, capì che la pozione di aceto per pidocchi, in vendita in quel negozio, avrebbe cambiato la sua vita.
Comprò un po’ di quella sostanza e cominciò a sperimentarne l’effetto che aveva sui cani randagi fino a comprendere la dose necessaria per uccidere, senza che rimanessero i segni dell’avvelenamento.
Cominciò, quindi, a far saper in giro di essere in possesso di un liquore arcano che, somministrato, poteva “riportare la pace nelle famiglie“. La pozione ebbe presa, soprattutto, tra le giovani mogli infelici che miravano a liberarsi del marito e dedicarsi all’amante.
E ogni volta che la pozione svolgeva il suo compito la vecchia andava a riscuotere la parcella benedicendo, con la frase “U Signuri ci pozza arrifriscari l’armicedda”, il defunto.
In breve tempo il numero di morti equivoche divenne talmente ampio da destare molti sospetti intorno alla donna che, colta in flagrante a vendere il veleno, venne rinchiusa nelle carceri dello Steri, allora luogo di detenzione per streghe, fattucchiere ed eretiche.
Il 30 luglio 1789 la vecchia, processata e condannata per veneficio e stregoneria, venne impiccata a Piazza degli Ottangoli, oggi i Quattro Canti, punto d’incrocio fra via Toledo, un tempo Cassaro oggi corso Vittorio Emanuele, e la via Maqueda.
Leggenda vuole che l’anima della donna, passata alla storia come la prima serial killer, continui a girovagare per i vicoli della città in cerca di pace.
La mostra fotografica rimarrà visitabile fino al 21 gennaio.