Meno di tre settimane ad Unicredit per trovare un accordo con i sindacati per riallineare organici e filiali nelle diverse regioni, con la conseguenza che sarebbe necessario fare uscire oltre 900 persone. Unicredit parla di interventi di riorganizzazione, e ha avviato la procedura contrattuale ai sensi dell’articolo 17 del CCNL, affermando che le rilevanti riorganizzazioni funzionali sono state rese necessarie dal contesto generale negativo e dalla mancata riduzione dell’operatività allo sportello, connessa all’uso sempre più massiccio da parte dei canali telematici ed evoluti.
“Dal 2014 non passa anno in cui il gruppo non sigli un accordo per riorganizzazione: il 28 giugno 2014, l’8 ottobre 2015, il 5 febbraio e l’8 marzo 2016, il 4 febbraio 2017. Gli effetti di questi accordi – afferma Gabriele Urzì della Segreteria Nazionale First Cisl Gruppo Unicredit – hanno portato fuori dal gruppo, in Italia oltre 9.000 bancari, tra pensionamenti e prepensionamenti attraverso il Fondo di solidarietà e uscite volontarie. Oltre a 2.800 assunzioni di giovani e mille consolidamenti di apprendisti, ma niente o quasi in Sicilia (in dieci anni 5 assunzioni)” .
L’Azienda ha dichiarato che le adesioni all’ultimo esodo non sono state omogenee sul territorio nazionale con punte inferiori al Sud ed in Sicilia.
“E’ notorio – incalza Urzi’ – che in alcune regioni, tra cui la Sicilia esiste un contesto sociale, economico ed occupazionale (forte presenza di famiglie monoreddito) che non favorisce certamente l’uscita anticipata dei lavoratori”.
La banca intenderebbe usare il fondo di solidarietà in chiave espansiva cercando di alimentare la cosiddetta staffetta generazionale, anche se in quali proporzioni è tutto da vedere. Il primo passo sarà la riapertura dei termini temporali di accesso ai piani di esodo attraverso il Fondo, alle stesse condizioni definite con l’accordo del febbraio 2017, l’altro passo sarà invece l’incentivo di 24 mesi per chi vorrà uscire, ma non ha i requisiti per accedere al Fondo.
“Unicredit vuole creare una staffetta generazionale e investirà su un piano di assunzioni di giovani che andranno ad aggiungersi alle 1.500 del triennio 2014/2016, alle ulteriori 1.300 del triennio 2017/2019 e ai mille consolidamenti di apprendisti, ma il problema – conclude Urzì – è che non si comprende come si dovrebbe convincere chi non ha aderito all’esodo a lasciare il lavoro e che, a fronte di eventuali ulteriori uscite in Sicilia, le assunzioni continuerebbero ad essere effettuate al Nord aggravando la già insostenibile situazione della rete territoriale nell’Isola. Le trattative riprendono oggi e valuteremo attentamente le proposte aziendali, ferma restando la volontarietà per l’adesione dei lavoratori interessati”.