Lo spettacolo “Acqua di colonia” della coppia Frosini – Timpano, in scena dal 23 al 25 gennaio (Sala Strehler) al Teatro Biondo, affronta il tema del colonialismo, nella storia italiana, con le sue conseguenze culturali “imbarazzanti” per il Paese.
Una pagina iniziata già nell’Ottocento e protrattasi per oltre sessant’anni ma che, nell’immaginario comune, si riduce ai soli cinque anni dell’impero fascista.
Con la verve satirica di sempre, Elvira Frosini e Daniele Timpano ricostruiscono una serie di eventi sopiti che, nonostante tutto, plasmano ancora oggi l’idea comune insinuandosi in frasi fatte, canzoni, letteratura, perfino fumetti e cartoni animati.
Nell’immaginario collettivo Somalia, Libia, Eritrea ed Etiopia, le nostre ex colonie, sono solo un insieme di oasi, tutte uguali, sparse in un unico grande deserto.
Come possiamo rapportarci con gli estranei che bussano alle porte dell’Europa se sappiamo così poco di loro?
Frosini-Timpano, con la consulenza della scrittrice Igiaba Scego, sciorinano sul palco fatti storici, documenti e mitologie contemporanee frantumando l’utopia, già in polvere, della società post-razziale.
Come durante il colonialismo l’Africa era, per la popolazione italiana, un concetto o una pura astrazione, così oggi, dice il duo: “I profughi, i migranti che ci troviamo intorno, sull’autobus, per strada, sono astratti, immagini, corpi, realtà la cui esistenza è irreale, non riusciamo a giustificarli nel nostro presente“, e i postumi dell’età coloniale ci appaiono “come un vecchio incubo che ritorna, incomprensibile, che ci piomba addosso come un macigno“.
Le scene e i costumi dello spettacolo, prodotto da Accademia degli Artefatti e Kataklisma Teatro, sono di Alessandra Muschella e Daniela De Blasio; luci di Omar Scala.