L’assessore alla Salute Ruggero Razza conta di poter presentare presto un quadro rigenerato della Sanità siciliana con una definizione compiuta sul deficit delle aziende sanitarie siciliane. Un’iniezione di fiducia e ottimismo che arriva in un quadro complesso e dinamico su cui l’esecutivo regionale sta mettendo la faccia.
Le linee guida trasmesse dal ministero della Salute alle Regioni lo scorso anno prevedono che lo scostamento massimo tra i costi rilevati a consuntivo e i ricavi debba essere pari o superiore al 10%, o in valore assoluto, pari ad almeno 10 milioni di euro. Da ciò nasce la previsione dei piani di rientro aziendali.
Intanto, una circolare dell’assessore regionale alla Sanità, dà il via libera alle tanto attese stabilizzazioni nella sanità siciliana. Le delibere per i beneficiari dovranno essere predisposte dai manager entro il 20 febbraio. L’universo di lavoratori e professionisti interessato alla vicenda comprenderebbe almeno 2-3mila tra medici, infermieri, paramedici e tecnici precari che hanno alle spalle almeno tré anni di contratti a tempo determinato.
La Sicilia però vuol portare all’incasso anche i dati, diffusi nei mesi scorsi, per cui il Nuovo Ospedale Garibaldi-Nesima di Catania, l’Ospedale Civico di Palermo e l’Azienda Ospedaliera per l’Emergenza Cannizzaro di Catania risultano le migliori strutture della Regione Sicilia nel campo dell’Oncologia. È quanto emerge da una ricerca di Doveecomemicuro.it.
L’indagine ha preso in esame sette tipi di tumore (colon, polmone, mammella, prostata, stomaco, pancreas e vescica) mettendo in fila le strutture che trattano il maggiore numero di casi e che hanno fatto registrare un grado di esperienza più alto in Sicilia. Oltre ai tre centri già citati nella classifica generale (nel dettaglio il Nuovo Ospedale Garibaldi-Nesima di Catania risulta primo per il tumore al colon, stomaco e pancreas, l’Ospedale Civico di Palermo per il tumore alla prostata e alla vescica), si segnala l’Humanitas Centro Catanese di Oncologia (Catania) per quanto riguarda il tumore alla mammella.
Ad arrivare però non sono solo buone notizie. Nessuna struttura infatti è in linea con gli standard nella cura del tumore al polmone, mentre sulle altre patologie i risultati sono altalenanti. Il mancato raggiungimento dei volumi minimi invece è un aspetto legato alla qualità delle strutture e alla decisione dei pazienti di curarsi all’interno della Regione o altrove. Anche in questo caso è interessante notare come le percentuali siano notevolmente diverse a seconda dal tipo di tumore. Se per quanto riguarda il tumore al colon il 92,5% dei siciliani decide di curarsi nel proprio territorio, nel caso del tumore al pancreas la percentuale crolla al 60%. (all’interno della forbice si segnalano: tumore alla prostata 68,4%, tumore alla vescica 75,5%, tumore al polmone 83,9%, tumore allo stomaco 87,9%, tumore alla mammella 88,9%, tumore alla prostata 28%).