Gianfranco Miccichè si prepara alla campagna elettorale delle Politiche dopo aver vantato, in maniera poco convinta e sporadica, qualche torto. In realtà, il coordinatore regionale di Forza Italia e presidente dell’Assemblea regionale siciliana, ha dovuto abbozzare su due o tre nomi che hanno avuto la ‘nomination’, ma ha anche saputo fare buon viso a cattivo gioco nelle situazioni al limite e nei casi in cui la promanazione di una candidatura era meno riconducibile a lui.
Nel panorama delle novità, spicca decisamente il nome di Giusi Bortolozzi, magistrato e compagna del vicepresidente della Regione Gaetano Armao, pronta a recitare nella legislatura che andrà a cominciare nella prossima primavera un ruolo di primo piano dentro Forza Italia e anche nell’eventuale esecutivo nascente.
Miccichè proverà di suo a lanciare Francesco Scoma nell’orbita di un possibile incarico di governo, ma ogni pronostico in tal senso oggi appare prematuro e senza il responso delle urne, in termini quantitativi e di rapporti di voti nei territori, sarebbe azzardato condurre una sventagliata di ipotesi che potrebbe apparire al momento fuorviante.
Una cosa è certa, il leader forzista punta a mantenere alto il baricentro del suo partito dentro la coalizione, che al suo interno eleggerà uno schieramento vasto che svaria dai Meloni’boys, ai leghisti di Sicilia, per finire ai centristi in cerca di quorum nazionale (3%), con Saverio Romano, candidato anche nell’uninominale.
Che relazione ci potrà essere tra la salute del governo regionale, la tenuta della maggioranza d’Aula e il voto di marzo, rimane una verità da accertare tra quattro settimane.
Musumeci ha provato a mantenere un profilo neutro, ma è sempre il governatore di Sicilia dalla cui vittoria si è sviluppata la ripartenza della coalizione di centrodestra. Piazzando Raffaele Stancanelli a Roma, Musumeci non mette solo un ufficiale di collegamento con l’esecutivo nazionale che andrà a nascere, a prescindere o meno dall’ipotesi di larghe intese. Crea di fatto una cerniera che tra Roma e Palazzo d’Orleans dovrà agire sulle questioni più delicate che vanno dai rifiuti (è atteso per giovedì il si alle istanze della Sicilia), agli accordi con lo Stato da rinegoziare.
Gli autonomisti, che hanno piazzato la casella di Roberto Di Mauro come vicepresidente dell’Ars, rappresentano tra i centristi, una robusta parte di rivendicazione.
Sarà l’estate, al momento particolarmente lontana, a chiarire se il cielo della maggioranza parlamentare all’Ars, dopo le Politiche, sarà o meno sgombro di nuvole. Un tempo congruo per preparare alcune leggi e dare corso, per esempio, all’impegno assunto sulle ex Province.