Massimo del Zio e “Poesie Morali”. L’eco di Leopardi scalda la Sicilia. Ex pluribus unum.
Sappiamo tutti come la storia ci insegni che tanti dei nostri personaggi della letteratura, dell’arte, delle scienze e della politica, prima di essere conosciuti, studiati ed apprezzati dai loro contemporanei, siano stati accomunati da mala sorte e di non essere stati “profeti in patria”. Francamente non saprei da cosa dipenda ciò, anche se spesso anch’io mi sono più volte interrogato riguardo al “perché” in paesi stranieri quali Germania, Francia, Inghilterra e gli stessi Stati Uniti, il talento, la genialità, l’originalità di un uomo o di una donna, siano essi poeti, scrittori, artisti o scienziati, di solito vengono premiati nel momento stesso in cui sono scoperte dalla c.d. critica contemporanea e non da esperti e neofiti dopo un secolo dal loro trapasso. Sarà forse questo uno dei motivi per il quale si dice tanto che in Italia siamo sempre in ritardo rispetto agli altri paesi di almeno 100 anni? Ma è così che va il mondo e purtroppo non possiamo farci niente. Ma ciò che grazie all’ospitalità di questa testata ho il dovere morale di ricordare all’Italia delle “lettere”, da un lato, è che forse, nonostante quarant’anni di intensa e profonda attività poetica, letteraria e musicale, si è dimenticata di dare lo spazio e le lodi che merita al Maestro Massimo del Zio, di cui mi pregio di essere estimatore ed amico e che, a mio avviso rappresenta uno dei massimi esponenti della poesia italiana. Dall’altro devo precisare che il dovere diventa per me piacere se penso alla sconfinata gioia che questo articolo sarà capace di destare al Maestro del Zio, il quale, fortunatamente non ancora compianto, a soli 58 anni, è gravato da una serie di malanni che gli rendono cagionevole lo stato di salute che in un certo qual modo hanno determinato il suo temporaneo allontanamento dagli allori dei podi poetici più prestigiosi sia in campo nazionale che internazionale. Il maestro del Zio, ultimo discendente del casato diretto del Senatore Floriano del Zio, che ricordo per il fatto di avere dato il suo importante contributo all’Unità d’Italia e al trasferimento della capitale da Firenze a Roma, è nato a Milano il 15 luglio del 1963. Dopo aver conseguito la laurea in lettere e musicologia nel 2003, inizia a frequentare il magistero accademico di lettere e filosofia, affermandosi fin da subito come poeta, scrittore e drammaturgo. Poi è la volta della Binghamton University of N.Y. che lo celebra come autore classico, così cimenta nello studio e nella traduzione degli antichi autori latini e di grandi uomini eruditi quali A. Manzoni F. Petrarca, Dante Alighieri, G. Leopardi, Chateabriand, Voltaire, D’Annunzio, Victor Hugo e tutta la maggior parte del sommo pensiero umano. Grazie alla sua precoce maturità, venne accolto in qualità di accademico a vita, nei ranghi della celebre Accademia Tiberina a Roma il 21 luglio 1986 e anche nella Società Dante Alighieri. Da esperto linguista ed oratore partecipò al simposio di Atene e di Roma nel 1986 con la sua celeberrima silloge “Poesie morali”, opera di leopardiana estrazione, pubblicata con Albatros Gabrielli Editore in Roma nel 1984. Questo capolavoro letterario dallo stesso è stata elargito all’O.N.U, ove si trova fruibile e al servizio della letteratura presso la sede Ginevra. Ma la qualità artistica e letteraria dell’autore trova approdo in altri successivi premi di prestigio che non elenco solo per non appesantire l’articolo e per esigenze editoriali. Per ultimo voglio solo ricordare che Massimo del Zio ha vinto il Primo Premio Oscar d’oro della città di Capri nel 1987, poi ha conseguito la laurea alla Sorbonne di Parigi e poco dopo giunge anche la laurea onoris causa dalla Sapienza di Roma. La sua lirica, proprio come le più belle arie del XVIII/XIX secolo, per “ambiente”, “aspetto”, “atmosfera”, “atteggiamento”, “canto”, “frescura” e “cipiglio”, prendendo in prestito l’opera e la sua dinamica, sa essere drammatica come “L’incoronazione di Poppea” di Claudio Monteverdi, eroica come “Lascia che io pianga” di Rinaldo, epica come “Morfeo ed Euridice) di C.W. Gluck, innocente, pastorale ed idilliaca come “La sonnambula” del nostro Vincenzo Bellini. Tornando a “Poesie morali” è d’uopo precisare quanto parecchie liriche di quest’opera l’autore, fra tante regioni del mondo, le abbia dedicate alla Sicilia, al suo sole, alle sue meravigliose geografie, al suo sapore di isola e di continente che essa soltanto è capace di emanare, alla sua storia ultramillenaria arricchita da così tante civiltà che l’hanno impreziosita di gemme di arte, di architettura, di cultura, a tal punto da renderla per tutti i “grandi”, Del Zio incluso, la più alta fonte d’ispirazione poetica, letteraria, artistica e vera e propria “madre putativa”. Un tesoro inestimabile di ricchezze e di emozioni che noi Siciliani, per primi, dovremmo salvaguardare, custodire e migliorare per i nostri figli e per l’umanità intera. Nel ringraziare i lettori per la loro attenzione caro, dolce Maestro permettimi di salutarti nel modo migliore che adesso mi viene in mente, dicendoti: “…Ah, non credea mirarti sì presto estinto, o fiore passasti al par d’amore che un giorno sol durò” (Amina, Atto II).
Antonello Di Carlo e Andrea Giostra
Il libro:
https://www.amazon.it/POESIE-MORALI-MASSIMO-DEL-ZIO-ebook/dp/B0747TPDMD
Fuochi di Sicilia
Profumo delle ginestre,
oh maestoso venticello!
possenti o nobili lauri;
contemplando vann’
questo tempo passato…
oh vestigi…
spirito leggendario;
contemplando le calanche di mezzogiorno,
farfalle volteggiando
l’aere in festa!
Oh dolce melodia campestre,
risento quel gusto di fuoco
sulla pelle salmastra,
vann’ l’onde sensuali e dolci,
occultando il mare
di grazia e di bellezza!
Io vedo Agrigento,
celebrar le muse,
oh sole di Sicilia;
crepando i peloritani,
fusa è la pietra cocente,
aranceti colmar
di zucchero le labbra!
quegli aromi di piacer;
e torridi baci sfavillanti,
oh dolci mimose in festa!
sotto il sole di Sicilia
rovente,
scivolavo
immensamente al fondo,
la mia lingua maestra ,
“nel tuo ombelico”
morir… “e poi rinascere”!
Massimo del Zio