“Cosa nostra è vitale in ciascuna provincia siciliana. In questi anni l’organizzazione ha mantenuto il controllo del territorio e gode ancora di ampio consenso, ed esercita tuttora largamente la sua capacità di intimidazione alla quale ancora corrisponde, di converso, il silenzio delle vittime. La morte di Totò Riina costituisce paradossalmente un ulteriore elemento attuale di forza”. E’ quanto scrive la presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, nella relazione conclusiva dell’Antimafia approvata nei giorni scorsi.
“Cosa nostra è infatti libera di ridarsi un organismo decisionale centrale, e quindi una strategia comune, finora ostacolata dall’esistenza di un capo che, in carcere a vita al 41-bis, né poteva comandare né poteva essere sostituito. Andrà perciò attentamente monitorata la fase di transizione che si è formalmente aperta e che probabilmente subirà un’accelerazione a breve“. Considerato che Cosa nostra, “nonostante l’azione incessante delle forze dell’ordine e della magistratura, mostra una straordinaria capacità di rigenerazione”.
Dello stesso avviso è Pietro Grasso, presidente del Senato, ex capo della Direzione Nazionale Antimafia: “La mafia non è solo storia. Sconfitta, grazie all’azione di magistratura e forze dell’ordine, la mafia stragista di Provenzano e Riina, la cui recente morte deve costituire un motivo di particolare attenzione sulla possibilità che venga ricostituito l’organismo unitario di vertice decisionale e strategico di Cosa Nostra, le organizzazioni criminali di tipo mafioso ancora oggi fanno sentire la loro presenza”.
Il regime detentivo speciale del 41 bis è “un insostituibile perno della legislazione antimafia”. E tuttavia ad oggi circa 640 detenuti in regime speciale sono ospitati in strutture penitenziarie che, alcune più altre meno, non rispondono ai requisiti di legge. Lo rileva la Commissione parlamentare antimafia, nella relazione conclusiva.
Infine l’Antimafia si sofferma sulla nuova convenzione stipulata nel giugno 2010 tra Aise e Dap per regolamentare lo scambio di notizie e di dati inerenti l’ambito carcerario e afferma che genera “alcune serie preoccupazioni“. “Si sono infatti riscontrati spazi interpretativi che, anche solo ipoteticamente, potrebbero consentire una prassi applicativa non del tutto aderente alle intenzioni del legislatore ed essere causa di possibili menomazioni delle funzioni giudiziarie”. La Commissione auspica che la convenzione venga, comunque, tempestivamente riscritta “per non lasciare spazio a nessuna ombra”.