Il figlio di Massimo Ursino, l’esponente di Forza Nuova aggredito la scorsa settimana a Palermo, frequenta i centri sociali, partecipa a manifestazioni con i gruppi studenteschi di Sinistra.
Il centro sociale Anomalia rende nota questa ”frequentazione dello spazio e dei suoi militanti da parte di E. Ursino”, primogenito di Massimo dopo che sui social è cominciato un dibattito sull’identità del giovane che si vede accanto a Carlo Mancuso ad una iniziativa al centro sociale e poi fra i partecipanti ad un corteo studentesco cittadino. Quel giovane è E. Ursino. Mancuso è uno dei due indagati per l’aggressione al padre.
“Lo abbiamo accettato e accolto fra noi nonostante sapessimo chi fosse suo padre semplicemente perché pensiamo che ognuno sia responsabile delle proprie azioni – dicono dal centro Anomalia – Ciò che è unicamente importante è la condivisione delle idee. Se vuole essere dei nostri è, e continuerà ad essere, ben accetto”.
Ma la risposta del figlio di Massimo Ursino non tarda ad arrivare: “Per fare chiarezza, non ho mai militato in nessun centro sociale né ho mai frequentato questo luogo politico sedicente ‘pacifista’. Non mi occupo di politica bensì di musica e anni addietro ho colto la possibilità, per due volte, di esibirmi anche nei loro centri“.
“Le foto utilizzate – continua – mi ritraggono in piazza durante una manifestazione studentesca apolitica, risalente ai miei primi anni di liceo, e un’altra all’interno del centro sociale durante uno degli eventi sopra citati con i membri del mio gruppo musicale e gli organizzatori dell’evento. Detto questo, non sono mai stato schierato politicamente e ciò conferma che la militanza tanto acclamata da Anomalia non è altro che il tentativo disonorevole (anche questo), di tirarmi in mezzo a una questione che non può che vedere un figlio accanto al padre, così come gli sono stato vicino in ospedale e durante la conferenza stampa a piazza Crispi“.
“Spero vivamente – conclude – che i genitori di chi frequenta questo centro sociale siano ideologicamente in linea con loro o rischiano evidentemente lo stesso trattamento che è stato riservato a mio padre“.