Alcune brevi considerazione sui futuri scenari politici. I risultati della consultazione elettorale di domenica 4 marzo ci consegnano un sistema politico apparentemente ingovernabile. Tre poli: il Movimento 5 Stelle, primo partito italiano col 32 per cento dei consensi, la coalizione di centrodestra a leadership Lega col 37 per cento ed il Partito Democratico col 19.
Nessuno, come da previsioni, ha i numeri per costituire un governo autosufficiente. Cosa succederà quindi? Un governo in qualche modo si formerà, non ci sono alternative, il sistema troverà un suo equilibrio.
E certamente la guida dell’esecutivo sarà assegnata a Di Maio o a Salvini. Più probabilmente al grillino, credo.
Ed il Pd? È assai probabile che andrà incontro ad un processo di implosione, di disgregazione interna, per cui parte delle truppe Dem andranno in soccorso ai 5 stelle, e altri o staranno all’opposizione con Salvini, o appoggeranno dall’esterno un eventuale esecutivo di centrodestra.
Di fatto il sistema politico, così, tenderà naturalmente ad assestarsi secondo uno schema bipolare: Movimento 5 Stelle versus Centrodestra. D’altro canto dovremmo aver capito già da tempo che non si possono più interpretare le dialettiche politiche attuali con la categoria novecentesca della contrapposizione Destra/Sinistra.
Macron ce lo aveva già spiegato, ed i risultati di queste elezioni ce lo confermano. Da ora in poi dobbiamo pensare la politica in maniera nuova, abbandonando gli schemi tradizionali.
Ma c’è un’altro bipolarismo che nasce da queste elezioni ed è quello su base territoriale. Lo si comprende immediatamente guardando la rappresentazione grafica degli eletti sulla cartina della penisola: l’Italia è divisa a metà, da Roma in su è leghista, da Roma in giù grillina.
Vedremo in futuro se il Movimento 5 stelle comprenderà il fenomeno ed avrà la capacità di interpretare la domanda di riscatto dalla crisi sociale ed economica che affligge il Meridione d’Italia, e che ha prodotto la valanga di voti di domenica.
Un meridionale su due ha votato per Di Maio, e il suo partito non potrà non tenerne conto.