Erano gli anni ’90 quando un gruppo di artisti, più o meno inconsapevolmente, condividendo lo stesso laboratorio artistico creavano quella che venne poi definita la “Scuola di Palermo“.
A comporla Alessandro Bazan (1966), Francesco De Grandi (1968), Andrea Di Marco (1970 – 2012), e Fulvio Di Piazza (1969), le cui opere oggi, ancora insieme, trovano ospitalità negli spazi di Palazzo Belmonte Riso.
L’esposizione, intitolata “La Scuola di Palermo“, curata da Sergio Troisi con la collaborazione di Alessandro Pinto, è distribuita su due piani e presenta circa 80 opere tra dipinti e disegni, provenienti da esposizioni internazionali o collezioni private.
Protagonista, oltre alle capacità dei singoli artisti, è la città di Palermo, fondale e ossessione, scenario da “day after” e risacca quotidiana; emblema, nelle sue contraddizioni, di tutte le periferie del mondo. Attrice del mutante orizzonte storico contemporaneo.
E’ un’operazione rara, quella condotta dal curatore per il Museo Riso, che per la prima volta mette a fuoco e rilegge in chiave critica, anche grazie a numerosi apparati in catalogo, questa stagione felice dell’arte contemporanea in Sicilia che ha visto il ritorno alla pittura come linguaggio d’elezione di una generazione di artisti.
Se la prima volta il gruppo aveva esposto le proprie fatiche artistiche nel 2001 ai Cantieri Culturali della Zisa (lì venne coniata la definizione che dà il nome alla mostra), l’esposizione odierna, accresciuta e più matura, vuole essere anche un sentito omaggio alla figura di Andrea Di Marco, prematuramente scomparso nel 2013.
E proprio in suo onore, la sala delle “grandi tele” propone, in primo piano, al visitatore una delle opere più belle di Di Marco, tela senza titolo, che ritrae un meraviglioso drappo blu notte e arredi d’argenteria.
L’allestimento prevede un continuo gioco di dialoghi, confronti e contrappunti in cui la figurazione di un universo futuribile e metamorfico di Di Piazza, le periferie e i sospesi e melanconici frame quotidiani di Di Marco, gli allarmati, inquieti e fantastici scenari urbani e paesaggistici di De Grandi e l’affabulazione figurale imbastita da Bazan compongono un mosaico aperto il cui centro è la geografia immaginativa del nostro tempo.
La mostra, visitabile fino al 25 aprile (informazioni sul sito) è promossa dal Museo Riso e realizzata in collaborazione con Elenk’Art.