L’allenatore lombardo si è spento all’età di 71 anni dopo una lunga battaglia con un tumore. A darne la notizia la famiglia su Facebook. “Ciao Papo…. sei stato il nostro esempio e la nostra forza… ora cercheremo di continuare come ci hai insegnato tu… eternamente tua”. Il Mondo, come era stato soprannominato da tifosi e addetti ai lavori,in carriera ha allenato il Torino, con cui ha vinto una Coppa Italia e disputato una finale di Coppa Uefa persa contro l’Ajax nel 1992 (indimenticabile la sua sedia brandita in aria ad Amsterdam, dopo l’ennesimo torto arbitrale), oltre che Cremonese, Atalanta (la squadra-miracolo di fine anni Ottanta, che guidò dalla Serie B alla semifinale di Coppa delle Coppe persa contro il Malines, nel 1988), Napoli, Cosenza, Fiorentina e Albinoleffe.
Nel 2012 la sua ultima esperienza da tecnico sulla panchina del Novara, in Serie A.
Emiliano Mondonico nel mese di novembre del 2017 aveva parlato del suo male con il quale combatteva da 7 anni e che era stato diagnosticato dal medico dell’Albinoleffe che non era convinto della sua pancia ed aveva detto : «Ci sono trenta probabilità su cento che la Bestia ritorni. Ma dopo quattro operazioni, l’asportazione di una massa tumorale di sei chili, di un rene, di un pezzo di colon e di intestino, sei pronto a tutto. E, ogni giorno di più, apprezzi il tempo che ti è dato»
«Il primo a salvarmi la vita è stato Lorenzo Novellino, all’ospedale Bolognini di Seriate, un vero angelo custode. Poi mi ha riaperto il prof. Gronchi, all’Istituto dei Tumori di Milano: un altro fuoriclasse. Quando ti viene il cancro, devi fidarti di chi ti cura e, chi mi cura, fidati, è davvero eccezionale».
Ha vissuto questi anni con grande coraggio e serenità. Sempre con tenacia,speranza e forza al punto di decidere di raccontare la sua storia: «Ho deciso di rendere pubblica la malattia perché non puoi nasconderti e perché sai che molte altre persone vivono la tua stessa situazione e hanno bisogno di sentirsi dire: coraggio, non mollare».
Lo scorso anno era stato operato nuovamente, proprio poco prima del suo 70esimo compleanno: «Per la quarta volta in pochi anni mi hanno operato per lo stesso problema, che periodicamente mi presenta il conto: un tumore all’addome»
Ma la quinta guerra gli è stata fatale.
Anche io ho avuto il privilegio di conoscerti, di apprezzare il grande combattente che era in te e che cercavi di trasferire in campo ai tuoi giocatori , ma anche la tua pacatezza , il tuo garbo, la tua signorilità, il tuo sapere discutere ma anche ascoltare … virtù che in questo mondo e sopratutto in quello del calcio molti altri allenatori purtroppo non hanno … ti penseremo sempre come meriti … con grande affetto !
Buon viaggio e Buona nuova vita …. e salutaci Fabrizio …. ci conforta sapere che ora vivete in un mondo in cui regna in maniera assoluta solo l’amore ….!