La vostra Patti Holmes, oggi, vi vuole porre un interrogativo. Avete mai riflettuto sulle similitudini tra la Sicilia e il Giappone? Se la risposta è no, eccovene alcune.
Il sole è essenziale per entrambi i popoli: gli uni abitano il Paese del Sol Levante e gli altri l’Isola del Sole; ambedue si sono sviluppati intorno a un vulcano situato in posizione strategica; celebrano due feste corrispondenti e augurali, gli uni il Ciliegio e gli altri il Mandorlo in fiore; Catania potrebbe derivare invece che dal greco Katane, (grattugia), o da katà (presso) e Aitnè (Etna), dal giapponese katana (spada); nomi come Sakura e Saguto sono estremamente comuni in Sicilia al punto da venire scelti per emittenti private, Telesakura, fino a qualche anno fa in attività.
Il sushi è un piatto freddo della tradizione nipponica e sciusciare in siciliano vuol dire soffiare, raffreddare; al centro dell’alimentazione per entrambi i popoli ci sono: il pesce azzurro; saporiti bocconcini di riso e tempura per gli uni e verdure in pastella e arancine per gli altri; sushi e sashimi da un lato e mitili, e crudité di pesce dall’altro.
I due popoli, inoltre, condividono tra loro più del 98% del patrimonio genetico e, forse, non è un caso che i giapponesi e i siciliani figurino spesso nel “Guinness dei Primati” per longevità.
Abbiamo fin qui giocato o detto sul serio? Vi sveliamo l’arcano: la fonte utilizzata è il libro “Sicily: Ancestral Japan” che ipotizza, in fase preistorica e a causa di una disastrosa eruzione dell’Etna, la migrazione in massa di protosiculi verso oriente e, precisamente, in direzione di Levante, la casa del Dio Sole Nascente, alla ricerca di un Vulcano che sostituisse nell’imaginario, l’Etna, che trovarono nel Fujiyama che, si narra, venerarono e ringraziarono per aver restituito loro una patria.
Sayōnara,さようなら, e alla prossima.