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La Regione pensa di cambiare le regole della Formazione. Futuro ‘smart’ per un settore da ripensare

sabato 14 Aprile 2018
Anfe

La legge 24 del 1976 che regola la formazione di base, una legge ‘storica’ che ha caratterizzato, nel bene e nel male, questo settore, potrebbe definitivamente andare in pensione.

Il governo Musumeci pensa infatti a una nuova normativa che riscriva le regole, mettendo ordine tra enti, categorie e lavoratori. Per raggiungere l’obiettivo e arrivare al traguardo, evitando il pantano dell’Ars e non rischiare imboscate, l’assessore Lagalla si metterà probabilmente alla ricerca di un cammino quanto più condiviso con le forze parlamentari. Un passaggio che comunque riguarderà la seconda parte dell’anno e il consolidamento della maggioranza parlamentare all’Ars, ancora da puntellare

La Regione lancia inoltre una programmazione integrata di servizi di istruzione, formazione e lavoro, abbinando  un sistema unico che metta insieme e faccia dialogare due parti dell’amministrazione regionale (Formazione e Lavoro) chiamate a condividere le soluzioni del settore. All’opera un raccordo tra i due assessorati messo nero su bianco con l’obiettivo di un piano per un nuovo modello di organizzazione del mercato del lavoro che passa dalla revisione e l’accreditamento ai modelli nazionali dopo l’intesa raggiunta con la Conferenza Stato-Regioni.

La rete di partenariato pubblico con i soggetti che gravitano nel mondo in questione dovrebbe poi portare, come elemento di transizione, a facilitare l’incontro tra i profili evidenziati e le opportunità del mondo produttivo.

Una delle esigenze a cui fare fronte rimane quella di non fare ricorso  a nuove assunzioni.

L’assessore alla Formazione Lagalla, facendo il punto sulla priuma striscia di mandato di governo ha così commentato: “Ho trovato un mondo difficile, quello della Formazione, caratterizzato da tante attese da parte di lavoratori fuoriusciti, difficoltà degli enti e il peso di inchieste giudiziarie. Abbiamo ripreso  il filo del discorso. Si è fatto organicamente poco sulla scuola e sulle Università. Metteremo a breve le risorse del fondo sociale europeo per gli atenei. Servono opportunità crescenti per i giovani, ampliando l’alta formazione, ma intervenendo anche sulla tutela del diritto allo studio e sulla internazionalizzazione”

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