“L’operazione messa a segno dalle forze dell’ordine sui Nebrodi, che ha portato in carcere tre persone e ne vede altre undici indagate per presunta estorsione, ci dà un ulteriore spaccato dell’attività mafiosa che non lascia in pace nessuno”.
Questo il commento dell’ex deputato Pino Apprendi, dopo la notizia degli arresti effettuati dai carabinieri del Comando provinciale di Messina.
“Spesso – aggiunge – Antonio Presti è stato al centro di polemiche nei rapporti con le istituzioni, assenti nell’attività artistica che il mecenate ha svolto nel territorio, a partire dalla Fiumara d’Arte e in certi casi ne ha subito l’ostruzionismo. Stessa cosa la mafia che mal ha digerito la sua presenza in quel territorio. I fatti di oggi raccontano che la mafia e un rappresentante delle istituzioni, insieme, avrebbero ‘mangiato’ sui lavori di restauro delle opere d’arte che per quarant’anni sono state impunemente abbandonate al degrado”.
L’inchiesta che ha fatto scattare le manette per tre persone e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per altre undici, è nata nel 2015. Allora, un imprenditore aveva denunciato di essere stato taglieggiato dopo aver vinto l’appalto per delle opere da effettuare nella Fiumara d’Arte. Dichiarò, infatti, di essere stato avvicinato dal consigliere comunale di Mistretta, Vincenzo Tamburello, che gli aveva chiesto 35 mila euro a titolo di “indennizzo” dal momento che la sua ditta era stata estromessa a causa di un ricorso fatto al Tar dall’imprenditore.