Prima diluita in un ‘collegato’, poi dilatata a dismisura con un incremento di quasi 90 articoli rispetto al testo originario, infine ‘stralciata’ di 33 norme. Più che una finanziaria sembra una di quelle equazioni con il trucco dove la verità è davanti agli occhi di chi legge, ma sembra troppo semplice per essere accettata. Nel gioco delle scomposizioni e delle ricomposizioni, della politica che destruttura se stessa e le sue contraddizioni, non ci sono né vincitori, né vinti.
Ieri il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè ha stralciato una trentina di articoli della Finanziaria. Saltano gli aiuti per la prima casa alle giovani coppie, ma anche la chiusura dei negozi nei festivi. Stop ai mini contributi, da quello al circolo nautico di Gela a quello per i rifugi sanitari. E via la norma che prevedeva una parziale stabilizzazione per i forestali. Stop infine alla norma che consentiva agli ex Pip, allontanati dal bacino, di poter rientrare.
Ieri sera l’Aula, presieduta dal Presidente vicario dell’Ars Roberto Di Mauro, ha incardinato la manovra.
La tela della politica caciarona e abituata alla contrattazione notturna delle commissioni portava in dote un fardello pesante che è stato ‘allegerito’ più per necessità di quadrature di bilancio da mettere a fuoco che per mancata volontà di compromesso tra le parti politiche.
Da giovedì in campo ci saranno le ragioni della maggioranza ‘ballerina’ e gli ‘assolo’ delle opposizioni a sè stanti con un Pd, in teoria poco collaborativo, ma aspettiamo anche la pratica, e i 5stelle oppositori a oltranza di un centrodestra che vuole archiviare tutto in fretta.
Più che un ‘convitato di pietra’ sarà uno spettatore discreto, ma interessato anche, Nello Musumeci, governatore siciliano che non ama le manovre spregiudicate dell’Aula, ma ha bisogno del via libera alla manovra per cominciare a governare. Del resto, i parenti non si scelgono, ma gli alleati sì. E in fondo anche i ‘ collegati’.