Al dipartimento di Alimentazione, Agricoltura e Ambiente dell’Università, questa mattina è stato presentato il progetto “Healing Chef“, la cucina che aiuta a guarire, e il corso di “Medicina Culinaria. Applicazioni scientifiche alla base della dieta mediterranea“.
Il corso, avviato lo scorso 9 aprile, sono iscritti diciassette cuochi provenienti da tutta la Sicilia, tra i quali alcuni chef stellati.
Il Corso ideato da Carla Savoca con il supporto di Carmelo Pagano, curatore della guida “Sicilia da Gustare“, che ha coinvolto e sensibilizzato gli chef siciliani, è stato avviato all’Università di Catania grazie alla collaborazione fra il Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente e il Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche.
«Il progetto Healing Chef nasce da studi di filogenesi gastronomica – spiega Carla Savoca – prendendo le mosse dalla semplicità nell’antico uso degli alimenti. L’industrializzazione da una parte e la ricerca puramente gastronomica ci hanno un po’ fatto dimenticare le proprietà anche terapeutiche contenute nei cibi. Healing Chef, che significa “lo chef che cura”, intende diffondere la cultura di una alimentazione corretta e preparata da arte affinché i principi curativi contenuti in moltissimi alimenti possano essere utilizzati al massimo, sia in sede di prevenzione sia nel caso di cura di determinate patologie». Da questo assunto è nata la collaborazione con i Dipartimenti universitari che ha fatto nascere questo primo corso di “Medicina Culinaria”.
«Healing Chef ha senza dubbio una base scientifica – spiega il professore Filippo Drago, direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche dell’Università di Catania -. Rimango convinto che la terapia delle malattie dell’uomo si basi e si baserà sempre sull’uso dei farmaci, ma in una visione più globale del benessere dell’essere umano non c’è dubbio che il cibo cucinato bene con le qualità dell’alta cucina può avere effetti terapeutici. Ci sono molte patologie, infatti, in cui l’approccio alimentare può avere ricadute positive dal punto di vista terapeutico».
«L’Università è sempre più attenta al settore delle Scienze gastronomiche, tanto che è nata una nuova classe di laurea – spiega il professore Salvatore Cosentino, Direttore del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania -. I nostri docenti e ricercatori impegnati in questo corso stanno trasferendo le nostre conoscenze in termini di caratteristiche dei prodotti agroalimentari, di conservazione dei principi nutritivi e terapeutici derivanti da cotture che le preservano e si sta realizzando un interessante scambio di know-how con i cuochi coinvolti».
Un punto di vista condiviso anche dagli chef iscritti al corso: Andrea Ali (Ristorante Andrea), Salvatore Calleri (Regina Lucia), Vincenzo Candiano (Locanda Don Serafino), Riccardo Cilia (Tocco D’Oro), Vincenzo Cinardo (Ariston Dolci), Pietro D’Agostino (La Capinera), Paolo Di Domenico (Ristorante Lo Scrigno dei Sapori), Roberta Gallo (Regina Lucia), Gianluigi Mangia (Gigi Mangia), Francesco Patti (Coria), Giuseppe Raciti (Zash), Concetto Rubbera (Ortea Palace Luxury Hotel), Sebastiano Sorbello (Sabir Gourmanderie), Angelo Treno (Al Fogher), Maurizio Urso (Eduardo- Hotel Parco delle Fontane), Salvatore Vicari (Ristorante Vicari), Nicola Zinna (Zenzero e Salvia).
Un entusiasmo che spinge curatori, docenti e chef coinvolti a guardare avanti. Nel progetto Healing Chef c’è infatti anche l’idea di avviare una Scuola di Alta Formazione, grazie al partenariato con l’Università di Catania, che potrà raccogliere le competenze di esperti di varia estrazione in un rapporto interazione-integrazione (medici, cuochi, tecnici dell’alimentazione) per la formazione di operatori della gastronomia dotati di livelli anche di diversi di formazione di base, cioè laureati in Scienze e Tecnologie della Ristorazione, Scienze e Tecnologie Alimentari, diplomati presso gli Istituti Professionali in Servizi per l’Enogastronomia, Tecnici in Servizi Ristorativi, ovvero operatori del settore con esperienza pluriennale. La Scuola potrà rappresentare una “perla” nel mondo della gastronomia moderna costituendo anche un polo formativo e innovativo nell’ambito della formazione specialistica.