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Alberto Di Pisa magistrato in pensione dal 2016, ad oggi commissario straordinario della provincia di Agrigento parla dei tanti “segreti e non misteri” che attanagliano la nostra Isola. Proprio ieri si è celebrato il ventottesimo anniversario della strage di Capaci dove sono morti Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani sull’autostrada per Capaci. Come direbbero nei quartieri popolari palermitani, Di Pisa ‘taglia carne ed ossa’. E’ lontano dalla retorica e dalle passerelle dell’antimafia. “
Io non credo che si sia trattato solo di un attentato mafioso. Lì c’è stato l’intervento di entità esterne internazionali. Ricordo la dichiarazione del pentito Franco Di Carlo il quale disse che mentre era detenuto a Londra vennero a trovarlo in carcere alcuni agente dei servizi segreti inglesi insieme a Arnaldo La Barbera dirigente della Squadra Mobile di allora. Gli chiesero se conosceva qualcuno bravo con gli esplosivi. Lui gli indicò un certo Rampulla che era un mafioso, esperto di esplosivi e di Ordine nuovo, il gruppo terrorista di estrema destra. Mi pare che questo sia un elemento molto importante che mi risulta non è stato mai approfondito”, afferma Di Pisa a ilSicilia.it
Il magistrato nel ’71 è stato pretore a Castelvetrano, nel 1982 prese parte del pool antimafia, fu magistrato delle procure di Termini Imerese e di Marsala. Ha ascoltato numerosi pentiti tra cui il più famoso: Tommaso Buscetta. E’ stato a stretto contatto con Falcone e Borsellino ed è stato uno dei protagonisti della vicenda del “corvo di Palermo”. Proprio il giudice fu condannato nel 1992 in primo grado a un anno e sei mesi perché nel 1989 l’Alto commissario per la lotta alla mafia Domenico Sica indicò che fosse sua l’impronta digitale lasciata su uno dei messaggi anonimi di accuse inviati ai magistrati e forze dell’ordine. Nel dicembre 1993 fu assolto per non aver commesso il fatto. Anni dopo dichiarò che le sue impronte furono falsificate per coprire il pentito Totuccio Contorno.
“E’ una vicenda incredibile che io cerco di cancellare. Un episodio basato su nulla. Ad un certo punto Contorno venne arrestato a san Nicola L’Arena. Lo stesso Contorno teoricamente si doveva trovare in America. Venne arrestato in una zona dove in quel periodo si verificavano una serie di omicidi in cui le vittime erano appartenenti al clan dei corleonesi. Quando Contorno venne arrestato, innanzitutto non si capiva perché il boss già pentito era in Sicilia e quindi era opportuno fare un indagine tra la presenza di Contorno a Palermo e questi omicidi. Ricordo che proprio in quel periodo Buscetta disse che Contorno è stato pregato di tornare a Palermo, ma poi ha ritrattato questa sua affermazione. Io ho pressato per l’avvio di queste indagini ma non mi è stato dato mai seguito. Proprio in quel periodo arrivano le lettere anonime del Corvo”. Raccconta il magistrato.
Lettere che contenevano gravissime accuse nei confronti di vari magistrati e appartenenti alla polizia, tra cui Falcone e Giovanni De Gennaro dirigente superiore della Polizia. Si mette in diretta correlazione il rientro di Contorno con una serie di omicidi che effettivamente si erano registrati nel territorio di Bagheria, tra il marzo ed il maggio del 1989, ai danni di persone legate alle cosche mafiose vincenti dei corleonesi.