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A Bar Sicilia la puntata numero 162 è dedicata alla pesca. Ospite degli studi de ilSicilia.it il direttore generale del dipartimento Pesca mediterranea dell’Assessorato regionale all’Agricoltura e alla pesca mediterranea Alberto Pulizzi, che ha risposto alle domande del direttore responsabile Manlio Melluso e del direttore editoriale Maurizio Scaglione.
Si parte con una domanda generale: come sta la pesca in Sicilia? “Lo stato di salute della pesca in Sicilia è mediocre, nel senso che, se dal punto di vista della organizzazione dal punto di vista della gestione le marinerie, per una loro cultura, che hanno secolare, riescono sempre in qualche modo a mettersi in ordine, manca invece un aiuto più sistematico, più concreto e più organizzato da parte dell’Europa“, afferma il dirigente della Regione.
A questo punto si parla di programmazione europea: “E’ il punto cardine, il fulcro – afferma Pulizzi -. Attorno alla spesa comunitaria si gestisce tutto quello che è il presente, ma soprattutto il futuro di un territorio. Bisogna saper organizzare una programmazione che possa portare ad avere le somme giuste al posto giusto. Io avrei messo qualcosa in più sulle marinerie, sugli armatori, su chi va a pescare – dice, parlando dell’allocazione delle risorse –. Attualmente la programmazione mi sembra un po’ proporzionata sull’acquacoltura, che è fondamentale perché il futuro, vista la situazione dei mari, dell’inquinamento, la mancanza di pesce, va verso quella direzione. Ma noi che mangiamo il pesce d’acqua salata e di pesce di acqua dolce ne abbiamo poco almeno per il momento abbiamo altre esigenze“.
Una delle questioni all’ordine del giorno è la sicurezza dei pescherecci siciliani, e mazaresi in prima battuta, che spesso si trovano a essere bersaglio delle azioni di azioni offensive da parte del governo libico. I pescatori italiani devono avere paura di uscire con le loro imbarcazioni? “Assolutamente no, gli si deve consentire di andare al mare a pescare in maniera serena – afferma Pulizzi –, cosa che non riescono a fare perché sappiamo come stanno le cose in quella parte del Nord Africa. L’assessore Scilla ha già da diversi mesi attivato una serie di interlocuzioni col Governo nazionale per far sì che possa essere fatto un accordo tra Stato italiano e Stato libico, in maniera tale che le barche possano andare a pescare in quell’area del Mediterraneo, che ricordiamo essere stata chiusa unilateralmente dalla Libia del colonnello Gheddafi“.
Il settore della pesca, come tutti, è stato falcidiato dall’emergenza Covid. La Regione siciliana non ha lesinato aiuti ad armatori e operatori del settore, come specifica Pulizzi: “Il governo siciliano è stato l’unico, tra tutte le 20 regioni d’Italia, ad avere avuto una sensibilità così alta nei confronti dei pescatori e di tutto il mondo dell’ acquacultura, avendo stanziato 15 milioni di euro fondi. la regione Siciliana li ha riprogrammati e li ha messi a disposizione di questi pescatori, ma anche in parte di chi fa acquacoltura e di chi fa trasformazione. Sono soldi già pronti. Abbiamo fatto un primo interpello a dicembre per sapere chi ci potesse rientrare: parliamo di più di duemila armatori e circa 5000 marittimi. Siamo in procinto di pubblicare in via definitiva la graduatoria e quindi dare queste somme. Tutto sta all’ok da parte del Cipes, perché questo tipo di riprogrammazione deve essere approvato a livello nazionale“. Sui tempi, Pulizzi si dice fiducioso sul fatto che questi soldi possano arrivare nelle tasche dei destinatari entro la fine dell’estate.
Quindi Pulizzi dedica una battuta al reparto della trasformazione del pesce in affumicati, sughi, scatolame o altro: “Sull’attuale Feamp abbiamo disponibili, già messi a bando e in via di realizzazione, circa 20 milioni di euro. Spero nella prossima distribuzione di poter dare più soldi al mondo della trasformazione del pesce. I nostri imprenditori sono bravi, hanno buone idee, ma pagano lo scotto di avere difficoltà a piazzare il loro prodotto per tanti motivi: perché per farlo si andare all’estero, ci si deve muovere sulle strade che abbiamo noi… problematiche che loro lamentano e alle quali si sono aggiunte quelle che ha comportato il Covid“.
Una riflessione Pulizzi la fa sui giovani che si affacciano al mestiere del pescatore: “I giovani ci vorrebbero andare a pescare, molti sono affascinati dal mestiere che fa il padre: tanti sono pescatori da generazioni. Ma lamentano un fatto: lo scarso valore del prodotto, con i ricavi che a volte non coprono nemmeno i costi. Certe volte quindi rinunciamo ad andare a pescare, nonostante sia una cosa che hanno nell’animo. È un’attività logorante, stancante e ci vuole passione. Ma deve avere la giusta remunerazione“.