Ha preso il via, al Teatro Massimo di Palermo, dopo l’arrivo del Capo dello Stato Sergio Mattarella, il 36esimo congresso dell’Associazione Nazionale Magistrati dal titolo “Magistratura e legge tra imparzialità e interpretazione“.
Dopo l’ingresso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il teatro Massimo di Palermo ha osservato inoltre un minuto di silenzio in ricordo delle vittime di Casteldaccia.
L’imparzialità del magistrato, e quindi non solo quella del giudice, non è soltanto un principio, che diviene dovere puntuale inerente la singola posizione istituzionale, ma è soprattutto un imprescindibile valore etico. Valore immanente per la figura del magistrato nell’esercizio della giurisdizione che si estende alla proiezione esterna, all’immagine di imparzialità, la cosiddetta neutralità dell’apparenza, che è garanzia di imparzialità per chi è giudicato e che si intreccia con l’esercizio di diritti e libertà fondamentali”. Lo ha detto il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, nel suo intervento al congresso dell’Anm in corso a Palermo.
“Questo richiede ad ogni magistrato di impegnarsi a superare i pregiudizi culturali che lo possono condizionare e ad assicurare e garantire la sua immagine di imparzialità – ha proseguito Schifani – L’essere imparziale va così declinato in relazione al concreto processo, mentre l’apparire imparziale costituisce, piuttosto, un valore immanente alla posizione istituzionale del magistrato, indispensabile per legittimare, presso la pubblica opinione, l’esercizio della giurisdizione come funzione sovrana: l’essere magistrato implica, sotto tale profilo ed in termini sostanziali, un’immagine pubblica di imparzialità”.
Schifani ha aggiunto: “Ma l’imparzialità, lo dico da amministratore pubblico ben conscio di quante contraddizioni vi siano nelle amministrazioni pubbliche, è requisito che deve connotare, in via generale, anche l’azione amministrativa, deve non solo ispirare le iniziative, ma scandire la quotidiana attività, pena l’ingiustizia e l’illegittimità delle decisioni”.
“Nell’imparzialità amministrazione e giurisdizione trovano quindi un profilo di convergenza, un comune denominatore. Poteri distinti, ma che debbono rispettare il condiviso canone costituzionale per l’esercizio del potere a servizio dei cittadini rendendo giustizia a ciascuno – ha poi concluso il governatore – L’imparzialità, pur nella rapidità dei mutamenti sociali e tecnologici che, sempre più spesso, sopravanzano la capacità regolatoria del legislatore, è conclusivamente un comune obiettivo di amministratori e giudici, sfida quotidiana per garantire le nostre Istituzioni e che interpella ciascuno di noi ed i corpi ai quali apparteniamo. Ma è il suo pieno e concreto rispetto, pur nella diversità delle nostre funzioni e ruoli, che dà senso all’impegno umano e professionale di ciascuno di noi, all’onestà intellettuale che deve accompagnare in nostro lavoro, costituendo il fondamento ed il sostrato del diritto di oggi e di quello che le riforme potranno delineare”.
Presente il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla. “Esprimo all’Anm il più vivo ringraziamento per avere scelto Palermo quale sede di questo prestigioso consesso, reso oltremodo solenne dalla presenza del Capo dello Stato, al quale rinnovo il più deferente saluto e porgo, ancora una volta, il bentornato nella Sua Città. L’occasione, che cade a pochi giorni dal 32esimo anniversario della strage mafiosa di Capaci, assume, a mio vedere, al di là della coincidenza temporale, anche il valore, non solo simbolico, di ulteriore riconoscimento del ruolo che la Magistratura palermitana e le istituzioni dello Stato presenti sul territorio hanno svolto e continuano a svolgere nell’instancabile processo di contrasto alla mafia ed alla malavita organizzata“.
A partecipare al congresso anche il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gaetano Galvagno. “Signor Presidente della Repubblica, Signor Presidente del Senato, Autorità religiose, civili e militari è per me oggi un alto privilegio portare il saluto dell’Assemblea Regionale Siciliana, che ho l’onore di presiedere, ai lavori del 36° Convegno dell’Associazione Nazionale Magistrati ed, in particolare, ringrazio il suo Presidente, Giuseppe Santalucia per l’organizzazione di questo particolare momento di riflessione“.
Questo il saluto di Gaetano Galvagno presidente dell’Assemblea regionale siciliana.
“Nel mio impegno al servizio della Sicilia, ho maturato la convinzione che nessun utile risultato può raggiungersi in termini di beneficio per la cosa pubblica se non attraverso la più leale e fattiva collaborazione fra tutte le Istituzioni democratiche. In qualsiasi contesto il coordinamento del lavoro delle Istituzioni rappresenta un presupposto irrinunciabile per il perseguimento del bene pubblico: in Sicilia questa realtà è evidente se solo si tiene presente il fatto che le molteplici condizioni storiche, sociali economiche e geografiche di svantaggio hanno rappresentato il terreno di coltura ottimale per l’insorgere del terribile fenomeno della criminalità mafiosa”, ha continuato.
I temi proposti dal Congresso dimostrano una grandissima sensibilità nello sforzo di adattamento ai nuovi contesti e alle nuove sfide ogni giorno più impegnative. È di grandissimo conforto, altresì, la intenzione, che l’Associazione Nazionale Magistrati dichiara nel voler seguire la stella polare delle imprescindibili disposizioni costituzionali. Lo fa nel momento in cui richiama la soggezione dei magistrati soltanto alla legge, nel rispetto del principio della separazione dei poteri, e da ciò deriva il richiamo al dovere dell’imparzialità non distogliendo però mai lo sguardo dal principio della indipendenza della Magistratura.
Secondo quanto detto dal presidente la Sicilia deve esprimere riconoscenza per l’opera di vigilanza, di contrasto e di repressione svolta dalla Magistratura per combattere la mafia, con un contributo sempre volto al superamento degli elementi di disagio che da troppo tempo affliggono la nostra Regione, “è per me doveroso ricordare il grande e terribile tributo di sangue che i nostri eroici magistrati hanno versato per combattere la mala pianta della mafia in Sicilia. A tutti loro va la nostra grande riconoscenza: a tutti loro va il nostro omaggio più profondo e più commosso“.
Si coglie in più occasioni una spinta alla ridefinizione in senso restrittivo dei confini entro cui la giurisdizione può esprimersi e può far uso degli strumenti propri del suo agire. il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia. “L’idea sottesa a più critiche è che progressivamente essa abbia accresciuto il proprio ruolo, finendo con l’essere, invece che fattore di stabilizzazione e di ordinata risoluzione dei conflitti, causa o concausa di quella instabilità e precarietà di necessari equilibri che segnano la società nel tempo presente“. E ha ricordato le critiche espresse da “esponenti della maggioranza di Governo nei confronti di una magistrata del Tribunale di Catania che, nel non convalidare i provvedimenti di trattenimento di alcuni migranti, ha ritenuto le disposizioni di un decreto-legge non conformi al diritto dell’Unione europea“.
“I problemi della giustizia esistono e sono sotto gli occhi di tutti, in particolare modo degli operatori del settore. Ma mi permetto di dire sommessamente, ma senza alcun timore di essere smentito, che le soluzioni a tali problemi, se aspirano ad essere davvero valide, non potranno mai e sottolineo mai derivare da riforme che mirano direttamente o indirettamente, per non dire subdolamente, a scardinare quei principi costituzionali di indipendenza e di autonomia, che i nostri padri costituenti hanno fortemente voluto”. Lo ha detto il presidente dell’Anm Palermo Giuseppe Tango.