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Finita l'era dei 100 euro l’ora

Addio ai gettonisti, Iacolino: “L’assistenza è garantita, ma servono nuove energie”

giovedì 31 Luglio 2025

Il conto alla rovescia è finito. Da oggi, 31 luglio, le Aziende sanitarie non potranno più siglare nuovi contratti con i medici e gli infermieri delle cooperative, chiudendo formalmente la stagione dei cosiddetti gettonisti, ossia i professionisti esterni pagati a peso d’oro per coprire i turni nei reparti ospedalieri, soprattutto nei Pronto soccorso. Ma in Sicilia, dove la carenza strutturale di personale sanitario ha raggiunto picchi critici, lo stop rischia di scoperchiare un sistema già in piena emergenza.

I dati

Secondo i dati della Società Italiana di Medicina d’Emergenza-Urgenza (Simeu), i medici a gettone coprono attualmente circa il 30% dei turni nei Pronto soccorso italiani. In Sicilia, però, la situazione è ancora più critica. In alcune strutture, secondo fonti ospedaliere e stime interne delle ASP, questa percentuale supera stabilmente il 70%, arrivando in certi casi fino all’80%.

Una dipendenza strutturale che ha tenuto in piedi i servizi essenziali, ma a caro prezzo. Tra il 2019 e il 2024, il sistema ha speso oltre 2 miliardi di euro solo per i gettonisti. Una fetta importante di questa cifra è servita a tamponare le falle in Sicilia. Il costo medio? Anche 100 euro l’ora per ciascun medico, spesso moltiplicato per turni notturni, festivi o di urgenza, arrivando a oltre 1.200 euro per un solo turno da 12 ore.

Ora, con lo stop ai contratti, interi reparti rischiano di restare senza medici e infermieri. E succede nel momento peggiore: l’estate, quando il caldo e il turismo fanno esplodere gli accessi, anche per casi non urgenti.

La Regione Siciliana

“La nuova norma impone una riorganizzazione che parte dalle singole Aziende, e molte di queste strutture presentano difficoltà specifiche, legate soprattutto alla carenza di personale – spiega Salvatore Iacolino, dirigente generale della Pianificazione strategica dell’assessorato regionale della Salute –. È il caso, ad esempio, dell’AOOR Villa Sofia–Cervello, dove si sono sovrapposte criticità strutturali e gestionali: dalla convivenza difficile tra reparti, come Medicina d’Urgenza e Ortopedia, alla gestione dei flussi continui di accesso, con pazienti in barella e attese prolungate per il ricovero. Per questo abbiamo avviato un percorso che parte da un atto di indirizzo, già adottato per Villa Sofia–Cervello ma valido anche per le altre aziende, che consente – nei casi compatibili – la prosecuzione temporanea dei rapporti di collaborazione oltre il 31 luglio, per garantire la continuità assistenziale“.

Oggi siamo impegnati su più fronti: stabilizzazioni, mobilità, reclutamenti straordinari –  prosegue -. In alcuni casi, come a Barcellona Pozzo di Gotto, abbiamo previsto l’apertura di un nuovo pronto soccorso attraverso l’impiego di operatori esterni, e parallelamente stiamo lavorando alla formalizzazione di nuove collaborazioni. Ma diciamolo chiaramente: il nodo non è la programmazione, è il reclutamento. C’è una carenza straordinaria di medici disposti a lavorare in emergenza. E questa difficoltà non si risolve solo con i bandi: servono condizioni migliori, motivazione, prospettive.

“In questo senso, la legge promossa dal presidente Schifani rappresenta un aiuto concreto – evidenzia -. Prevede incentivi fino a 12 mila euro l’anno per i medici che lavorano nei presidi periferici o nei reparti d’urgenza. È un intervento utile, che confidiamo possa alleggerire un sistema in forte sofferenza, che oggi ha bisogno di risorse umane, ma anche di orgoglio, appartenenza, e un’organizzazione solida e motivante. Soprattutto nelle aree disagiate, nei piccoli ospedali e nelle isole minori, dove può venirci in aiuto anche la telemedicina“.

A breve – aggiunge – arriveranno anche gli assistenti infermieri, una nuova figura prevista dal contratto nazionale. Si tratta di uno step importante, ma non automatico: la Regione deve garantire la formazione e prevedere i posti in dotazione organica. Parliamo di procedure ancora in itinere, perché il nuovo contratto non è stato ancora registrato dalla Corte dei Conti. Serviranno risorse economiche, coperture contrattuali e pianificazione coerente”.

“Oggi dobbiamo fare i conti con i mezzi che abbiamo, sia sul piano economico che sul fronte delle risorse umane. Non è semplice, ma stiamo lavorando insieme ai direttori generali delle Aziende sanitarie per tenere saldo il sistema e garantire, in ogni provincia, quella continuità assistenziale che non è solo un dovere, ma un impegno verso le persone. Perché, al di là delle norme e dei numeri, l’urgenza vera è non lasciare indietro nessuno, conclude.

 

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